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Iris Versari

Nata a Portico San Benedetto (Forlì) il 12 dicembre 1922, morta il 18 agosto 1944 a Cornia di San Valentino (Forlì), contadina, Medaglia d'Oro al valor militare alla memoria.

La sua famiglia di contadini si era trasferita a Tredozio, nel podere Tramonto (dove, dopo l'armistizio, si sarebbe costituita una delle prime bande partigiane del Forlivese), ed Iris ad un certo punto, come usava allora, era stata "mandata a servizio" presso una famiglia benestante di Forlì. La ragazzina, ricordata come molto carina, aveva dovuto difendersi dalle "insidie" dei "padroni" e anche quest'umiliazione contribuì a formarne il carattere. Tornata dai suoi, li aiutava nei lavori dei campi.
Nel settembre del 1943, la ragazza diventa staffetta della banda di "Silvio" Corbari, col quale ha una relazione sentimentale, e nel gennaio del 1944 entra come combattente nella formazione. Iris prende parte a numerose azioni di guerriglia e si distingue per il suo coraggio.
Nell'agosto del 1944 la giovane partigiana, che, ferita ad una gamba, si era rifugiata con Corbari e altri compagni in una casa colonica, viene sorpresa da tedeschi e fascisti, accompagnati sul luogo da un delatore. I partigiani oppongono resistenza, la ragazza capisce che, non potendo muoversi, non può tentare la fuga ed è d'impedimento alla salvezza degli altri e si uccide.
Dice la motivazione della Medaglia d'oro, concessa nel 1976, sotto la Presidenza di Giovanni Leone:"Giovane di modeste origini, poco più che ventenne, fedele alle tradizioni delle coraggiose genti di Romagna, non esitò a scegliere il suo posto di rischio e di sacrificio per opporsi alla tracotante oppressione dell'invasore, unendosi ad una combattiva formazione autonoma partigiana locale. Ardimentosa ed intrepida prese parte attiva a numerose azioni di guerriglia distinguendosi come trascinatrice e valida combattente. Durante l'ultimo combattimento, circondata con altri partigiani in una casa colonica isolata, ferita ed impossibilitata a muoversi, esortò ed indusse i compagni a rompere l'accerchiamento e, impegnando gli avversari con intenso e nutrito fuoco, agevolò la loro sortita. Dopo aver abbattuto l'ufficiale nemico che per primo entrò nella casa colonica, consapevole della sorte che l'attendeva cadendo viva nelle mani del crudele nemico, si diede la morte. Immolava così la sua giovane vita a quegli ideali che aveva nutrito nella sua breve ma gloriosa esistenza.".
I fascisti trasportarono il cadavere di Iris da Cornia a Forlì e, in Piazza Saffi, lo appesero, per spregio, accanto a quelli dei suoi compagni di lotta (Sirio Corbari, Adriano Casadei e Arturo Spazzoli), catturati dopo lo scontro a fuoco di Cornia San Valentino.
Al nome di Iris Versari, nel dopoguerra, sono stati intitolati - oltre ad una via di Forlì - gli istituti professionali di Cesena e di Cesano Maderno (Milano).