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Alfredo Grifone

Nato a Chieti nel 1920, fucilato dai tedeschi a Pineta di Pescara l'11 febbraio 1944, operaio meccanico, Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Giovane antifascista, nel 1941 fu chiamato alle armi e prestò servizio presso il 12° Centro automobilistico. Dopo l'8 settembre 1943 prese parte alla guerra di Liberazione nelle file della Resistenza abruzzese. La motivazione della massima ricompensa al valor militare conferita alla memoria di Grifone ricorda che il giovane operaio "aderiva subito al movimento partigiano adoperandosi attivamente per procurare, alla formazione a cui apparteneva, nuove armi, munizioni e mezzi di trasporto. In ogni circostanza, sfidando pericoli di ogni genere nell'impari lotta, era di esempio ai suoi compagni per ardimento, senso del dovere e dedizione alla causa della libertà". La motivazione così prosegue: "Attivamente ricercato per le gesta compiute e braccato da vicino, riusciva sempre a sfuggire alla cattura; avendo, però, saputo che i tedeschi avevano arrestato numerosi giovani del luogo, fra cui i suoi due fratelli, ritenuti direttamente responsabili delle azioni di guerra da lui compiute, non esitava a presentarsi spontaneamente al comando germanico chiedendo la liberazione dei prigionieri ed assumendosi la piena responsabilità delle azioni compiute. Processato e condannato a morte con altri otto compagni, veniva obbligato ad assistere alla fucilazione di questi ed a trasportarne i cadaveri nelle rispettive fosse. Giunto il suo turno, rifiutava di essere legato e bendato, affrontando stoicamente il plotone di esecuzione al grido di «Viva l'Italia!»". Alla data dell'11 febbraio 1944 è intitolata, a Pescara, la scuola elementare di via Colle Pineta, che ha preso ufficialmente questo nome dal 1998. Nel cortile della scuola un cippo ricorda, con Alfredo Grifone, il fratello Aldo, Pietro Cappelletti, Nicola Cavorso, Massimo Beniamino Di Matteo, Raffaele Di Natale, Stelio Falasca, Vittorio Mannelli e Aldo Sebastiani, fucilati in una cava di argilla. Per intercessione di un prelato, i tedeschi avevano infatti rinunciato all'impiccagione dei condannati ed avevano trasformato in 30 anni di reclusione, da scontare in Germania, la pena per Guido Grifone, Giovanni Potenza e Floriano Finore. All'eccidio assistettero due rappresentanti della RSI.