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Gaetano Salvemini

Nato a Molfetta (Bari) l'8 settembre 1873, deceduto a Sorrento (Napoli) il 6 settembre 1957, storico antifascista.

Figlio di un ex volontario garibaldino e secondo di 9 fratelli aveva studiato in un seminario ma, vinta una borsa di studio, si era laureato a Firenze, dimostrandosi subito uno dei migliori giovani storici italiani. Aveva cominciato l’insegnamento, come professore di latino, in una scuola media di Palermo ed aveva poi preso a insegnare storia al Liceo “Torricelli” di Faenza. A soli 28 anni ottenne, nel 1901, la cattedra di Storia moderna all’Università di Messina. La perdita della moglie, dei cinque figli e di una sorella nel terremoto che, nel 1909 distrusse la città dello stretto, ne esaltarono la volontà di lotta. Questi gli accadimenti che punteggiarono l’impegno politico del professore: nel 1910 pubblica un libro su Giovanni Giolitti e il crack della “Banca Romana”, intitolandolo Il ministro della malavita; nel 1911 fonda a Firenze il settimanale l’Unità, che conduce una martellante campagna contro la guerra di Libia; nel 1914 rifiuta l’offerta del PSI di candidarlo alla Camera, ma si impegna a Torino a sostenere i candidati socialisti; nel 1915 si batte contro l’entrata in guerra dell’Italia nel Primo conflitto mondiale, ma non evita di arruolarsi propugnando il rispetto delle nazionalità e un assetto democratico dei rapporti internazionali. Nel 1919, candidato in una lista di ex combattenti, Salvemini è eletto deputato, ma rifiuta l’adesione al fascismo offertagli da Mussolini; nel 1922, quando avviene la “marcia su Roma” e il professore si trova all’estero, medita di non riprendere l’insegnamento all’Università di Firenze, ma torna e nel 1923 espatria clandestinamente per tenere un corso universitario a Londra. All’Ateneo fiorentino Salvemini diventa un punto di riferimento dell’antifascismo e nell’estate del 1924, dopo il “delitto Matteotti”, nasce il “Circolo Salvemini” che, con Carlo e Nello Rosselli, Ernesto Rossi e Piero Calamandrei darà vita, nel 1925, al Non mollare. Le aggressioni squadristiche non fermano Salvemini e i suoi compagni; nemmeno l’arresto, seguito da amnistia lo induce a desistere. Nel 1929 è tra i fondatori di “Giustizia e Libertà”. Si trasferisce in Francia, con l’aiuto di Nello Niccoli e del gruppo del Non mollare, poi in Inghilterra, quindi negli Stati Uniti dove continua la sua battaglia insegnando ad Harvard “storia della civiltà italiana”. Il suo antifascismo si accompagna ad una accesa polemica anticomunista, che lo mette in contrasto anche coi fratelli Rosselli, sostenitori, durante la guerra di Spagna, dell’unità delle forze antifasciste e della formazione delle “Brigate Internazionali”. Tornato in Italia nel 1949, riprese l’insegnamento all’Università di Firenze e la sua battaglia per un “riformismo democratico”, che prevedeva, tra l’altro, l’abrogazione del Concordato e una strenua difesa della Scuola pubblica. Premiato nel 1955 dall’Accademia dei Lincei, laureato “honoris causa” ad Oxford, nel 1966 gli fu intitolata la Scuola media di Polistena (RC). Dopo la scomparsa di Salvemini, che è sepolto a Firenze nel cimitero di San Miniato, il suo nome è stato dato anche al Liceo scientifico di Sorrento. Ha lasciato una messe di libri, articoli, testi politici (fu lui, tra l’altro, a redigere i discorsi elettorali di Jhon Fitgerald Kennedy); basti qui ricordare un suo tranciante giudizio sulla situazione italiana: “I moderati del Nord hanno bisogno dei camorristi del Sud per opprimere i partiti democratici del Nord, i camorristi del Sud hanno bisogno dei moderati del Nord per opprimere le plebi del Sud”.