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Anatolij Macarovic Tarassov

Nato in Russia a San Pietroburgo (già Leningrado) nel 1921, e ivi deceduto il 26 aprile 1971, incisore, partigiano in Italia.

Rinvio ai Cervi


Combattente in un reparto di Fanteria dell’Armata Rossa, era stato catturato dai tedeschi che, nell’estate del 1943, decisero di trasferirlo con altri prigionieri sovietici in Italia. Aggregato come ausiliario ad un reparto della Whermacht, Tarassov riuscì ad allontanarsene dopo l’annuncio dell’armistizio e, raggiunta a Gattatico la casa dei fratelli Cervi vi trovò accoglienza e rifugio. Nell’autunno del 1943 era già partigiano, con Aldo Cervi, nelle campagne del Reggiano. Quando i fratelli Cervi furono catturati e tradotti nel carcere di Reggio Emilia, anche Tarassov era con loro; ma fu presto trasferito nel carcere di Parma e, da qui, nel campo di concentramento di Verona. Evaso nella primavera del 1944 e riuscito a tornare nella pianura reggiana, l’ex soldato dell’Armata Rossa riuscì ad aggregarsi di nuovo agli uomini della Resistenza italiana e, dopo aver operato nelle SAP locali, a salire in montagna con un gruppo di partigiani reggiani. Inquadrato nel “Battaglione sovietico”, (che era incorporato nelle formazioni partigiane modenesi, ed era comandato da un capitano sovietico) Tarassov ne divenne ben presto il commissario. Dopo aver partecipato alla difesa della “repubblica partigiana di Montefiorino”, il partigiano russo attraversò con altre formazioni combattenti italiane la Linea Gotica e si portò nell’Italia liberata. Qui giunto, nella primavera del 1945, per incarico ricevuto a Roma dalle autorità sovietiche, Tarassov tornò ad operare contro i nazifascisti tra il Modenese e il Reggiano, inquadrato nella “Sezione russi” del “Battaglione Alleato”. A Liberazione avvenuta Tarassov tornò a Mosca, ma qui, (nel clima di sospetto che gravava sugli ex combattenti sovietici che erano stati catturati dai tedeschi ed erano diventati loro “ausiliari), fu arrestato e deportato. Riabilitato dopo il 1956, grazie anche alle pressioni in questo senso esercitate dall’ANPI di Reggio Emilia, Tarassov nel 1960 ha pubblicato a Leningrado il libro "V gorah Italli" (Sui monti d’Italia), tradotto anche, nel 1975, dall’Istituto Storico della Resistenza di Reggio Emilia. Negli ultimi anni della sua vita Tarassov è stato molto attivo, a Leningrado, nell’Associazione URSS-Italia. È stato nominato dallo Stato sovietico, cavaliere di 1° grado dell’Ordine della Guerra patria; una bacheca con foto e cimeli di Tarassov è stata allestita a Leningrado nel “Museo delle Rivoluzioni”. Prima di morire, Tarassov stava scrivendo il libro "L’Italia nel cuore".