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Franco Bartolini

Nato a Roma il 6 settembre 1920, deceduto a Roma il 12 aprile 2001, falegname.

Cresciuto nella vecchia “spina di borgo” in una famiglia di artigiani antifascisti, Franco aveva militato nel movimento di Bandiera rossa. Chiamato alle armi, durante il secondo conflitto mondiale era stato ferito in Albania e, dopo essere stato curato all’Ospedale militare di Firenze, rispedito nell’Africa del Nord.

Imprigionato dagli angloamericani, dopo essere fuggito dal campo di concentramento di Gefa il giovane soldato, con un avventuroso passaggio in Corsica e in Sardegna, arriva a Cassino. Qui entra nelle file della Brigata “Vestri” che, guidata dal CLN, risale combattendo verso Roma.

Nella Capitale Franco entra nei GAP ed assume il comando dei gappisti della Zona nord, che guida in azioni di guerriglia a e di clamorosa propaganda antifascista, come il lancio di volantini di Bandiera rossa alla Garbatella, in quello che oggi è il Teatro Palladium.
Dopo la Liberazione Bartolini riprende la sua attività di artigiano ebanista e scultore in legno e politicamente si impegna nel PCI, del quale diventa segretario di Sezione nel quartiere Aurelio. Sarà lui a guidare, dopo l’attentato a Togliatti, la manifestazione nel centro di Roma che gli varrà l’arresto e un anno e mezzo di carcere per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.

Uscito dal PCI nel 1970, spiegando con un discorso al teatro di San Lorenzo le ragioni della sua scelta, Franco Bartolini si avvicina ad Autonomia Operaia e per il resto della sua vita, seppur malato, continuerà a battersi per i valori in cui ha sempre creduto.
A Franco Bartolini è intitolata a Roma la sede dell’ANPI Trullo-Magliana.