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Vittorio Meoni

Nati l'11 dicembre del 1922 a Colle Val d'Elsa (SI) e deceduto il 16 agosto 2017 a Poggibonsi (SI), insegnante

Il 28 marzo 1944 fu portato a termine da parte di fascisti repubblichini, in località Montemaggio, il più massiccio eccidio di partigiani – diciannove persero la vita – in provincia di Siena.

Il ventiduenne Vittorio Meoni riuscì a evitare l'esecuzione, fuggendo all'ultimo nel bosco pur con gravi ferite. Grazie al soccorso di contadini fu trasportato in ospedale e dopo non poche peripezie, anche carcerarie, riuscì a tornare in libertà ed a proseguire la lotta.
Così Meoni, nato a Colle Val d'Elsa l'11 dicembre del 1922 da una famiglia di insegnanti, formatosi a Firenze frequentando la Facoltà di Scienze Politiche e gli inquieti ambienti del cattolicesimo non ossequiente al regime che avevano in Giorgio La Pira il loro più alto riferimento, è divenuto un riferimento di memoria e valori antifascisti. E ha fatto della fedeltà alla risoluta scelta etica di quegli anni cruciali ragione di lotta politica e di didattica testimonianza.

L'anno della svolta fu per Meoni il 1942. E fu don Mario Lupori a chiarirgli quanto la dottrina cattolica fosse inconciliabile con gli assunti ideologici del fascismo. Le conversazioni in parrocchia furono più importanti dell'insegnamento universitario. “Nella Facoltà – dice Meoni – c'erano docenti di forte levatura intellettuale che si capiva o si sapeva che non erano fascisti”. Ma non era facile interpretarli, ricavarne indicazioni per l'immediato. Ed erano fior di docenti: Carlo Morandi, Giuseppe Maranini, tra gli altri. Meoni fu arrestato e torturato dalla famigerata Banda Carità e fu in quel drammatico frangente che conobbe Aldo Braibanti, allora studente della Facoltà di Lettere: comunista, ma forte di una cultura molto personale. Invece che propagandare opere teoriche del marxismo, gli mette in mano un libro di poesie di Rilke: episodio minimo, ma di forte significato.
Una volta libero, decise di darsi alla macchia, tornando a Colle Val d'Elsa per unirsi ai partigiani e compiere le sue azioni tra Casole d'Elsa e il Montemaggio.

Meoni si arruolò poi come volontario nell'esercito di liberazione italiano prendendo parte al Gruppo di combattimento Cremona che operava in Romagna, a fianco dell'VIII Armata Britannica.

Nel dopoguerra Meoni è stato presidente dell'Istituto Storico della Resistenza Senese, dell'Anpi provinciale di Siena e coordinatore dell'ANPI della Toscana.