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Armando Fedeli

Nato a Perugia il 28 gennaio 1898, deceduto a Perugia il 10 ottobre 1965, operaio, dirigente comunista.

Anarchico e poi giovane socialista, nel 1921 Fedeli fu tra i fondatori del Partito comunista in Umbria. Dopo la marcia su Roma, costretto dagli squadristi ad allontanarsi da Perugia, si trasferì nella Capitale, dove fu nominato segretario provinciale della Federazione giovanile. Nel 1926, con la promulgazione delle Leggi eccezionali fasciste, fu arrestato e incarcerato a Perugia con Gastone Sozzi. Lasciata l'Italia clandestinamente, vi tornò nel 1929, dopo un periodo a Mosca. Arrestato in Piemonte, Fedeli fu processato dal Tribunale speciale e condannato a 13 anni di carcere. Uscito per amnistia, tornò nella sua città dove riprese la lotta clandestina. Nel 1935 nuovo espatrio e, nel 1936, l'arruolamento nelle Brigate Internazionali in Spagna. Quando Fedeli dovette riparare in Francia, fu nominato responsabile del Partito comunista per il dipartimento delle Alpi Marittime. In tale veste operò sino al 1940 e in quell'anno fu arrestato dai collaborazionisti di Vichy, che lo consegnarono alle autorità fasciste italiane. Dopo essere stato condannato a due anni di reclusione ed essere poi confinato a Ventotene, Armando Fedeli tornò libero con la caduta di Mussolini e, dopo l'8 settembre 1943, fu tra i primi organizzatori di formazioni partigiane a Roma e in Umbria. Con la Liberazione, eletto membro del CC del PCI, fu designato a far parte della Consulta Nazionale. Deputato alla Costituente e nominato, nel 1948, senatore di diritto, Fedeli diresse per alcuni anni le Scuole centrali del suo partito. Commemorando Fedeli il giorno del funerale, il senatore Umberto Terracini ebbe a dire: "Egli si era così interamente dedicato alla lotta, alla causa che aveva prescelto che, per meglio servirla, non si era formato una propria famiglia. Perduto il padre, che fin da quando era bambino aveva rappresentato per lui tutta la vita domestica, preferì restare solo, ma in una solitudine che era invece piena della vita di quanti lo circondavano: i compagni, gli amici, i lavoratori tutti, coloro con i quali venne a mano a mano incontrandosi per operare saggiamente e per combattere coraggiosamente". Nella città natale di Fedeli gli è stata intitolata una strada.