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Roberto Battaglia

Nato a Roma il 17 febbraio 1913, deceduto a Ostia (Roma) il 20 febbraio 1963, docente universitario, scrittore, storico, Medaglia d'argento al valor militare.

Dopo essersi laureato in Lettere, sino al 1943 scrisse saggi sulla letteratura e sull'arte. Nel 1935 aveva avuto un'esperienza militare partecipando, come ufficiale di prima nomina, alla campagna d'Africa. Antifascista, nel 1942 si collegò al movimento "Giustizia e Libertà" e, dopo l'armistizio, prese parte alla Resistenza combattendo, col nome di battaglia di "Barocci", nelle formazioni partigiane dell'Umbria. Dopo la liberazione della regione, si fece paracadutare oltre la linea Gotica. In Garfagnana assunse il comando della Divisione "Lunense" e le sue capacità di guida e di coraggio gli valsero la decorazione al valor militare. Avrebbe poi raccontato questa sua esperienza nel libro Un uomo, un partigiano.
Nel 1946, Roberto Battaglia lasciò il Partito d'Azione per aderire al Partito comunista, dando, con la sua attività di scrittore, di storico e di militante politico, un importante contributo all'affermazione degli ideali della Resistenza. Nel 1953 diede alle stampe una fondamentale Storia della Resistenza italiana che gli valse il "Premio Viareggio". Nel 1964 Battaglia vinse il "Premio Omegna della Resistenza". Redattore, sin dalla fondazione della rivista Cahiers Internationaux de la Résistance, si adoprò anche, senza risparmio (ha fatto parte pure della segreteria del Sindacato della scuola media), perché in tutti gli ordini di scuola e nelle università si tenesse un approfondito insegnamento della nostra Costituzione e della storia della Resistenza.
Negli ultimi mesi della sua vita, Battaglia - di cui conviene ancora citare i libri La prima guerra d'Africa (1958),La seconda guerra mondiale (1960) e la raccolta di saggi Risorgimento e Resistenza, pubblicata postuma - stava preparando una storia del Partito comunista ed una storia della Resistenza europea. Non va dimenticato che Roberto Battaglia è stato uno dei più attivi ed autorevoli dirigenti dell'ANPI. Merita di essere citato almeno un passaggio del discorso che lo storico tenne, nel 1959, in occasione del V Congresso nazionale dell'ANPI. Parlando dei giovani ebbe a dire "...che siano spariti i miti (quelli sui quali il fascismo aveva edificato le proprie fortune NdR), è un fatto indubbiamente positivo. Ma ecco l'altro aspetto e l'altra faccia della gioventù di oggi: ai miti è subentrato il vuoto. Sono d'accordo che bisogna avere fiducia nei giovani e che essi sapranno trovare la strada giusta, come l'hanno saputa trovare tanti di noi in circostanze ancora più difficili. Ma il fatto è che proprio per questa ragione, proprio perché abbiamo sperimentato personalmente che cosa significhi trovare per proprio conto la strada giusta, proprio perché sappiamo di quali angosce e di quali lutti è nutrita la nostra giovinezza, noi vogliamo evitare che la gioventù d'oggi ripercorra un così lungo ed aspro viaggio, vogliamo impegnare tutte le nostre energie affinché le nuove generazioni camminino più speditamente e meno faticosamente".