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Giorgio Latis

Nato a Modena il 1° luglio 1920, fucilato il 25 o 26 aprile del 1945 a Reaglie (Torino), Medaglia d'argento al valor militare alla memoria.

Sin da piccolo era vissuto a Milano, dove la sua famiglia si era trasferita dall'Emilia e nel 1938 - come si rammenta in un libro sulla storia dell'Istituto tecnico milanese "Nicola Moreschi" - fu uno degli studenti ebrei a cui fu impedito (a Latis mancava l'ultimo anno) di frequentare la scuola. "Era uno studente dalla intelligenza vivace - si ricorda nel libro scritto dal prof. Pittini, che fu docente di Lettere al Moreschi - incostante nello studio, era tuttavia dotato di notevoli capacità di recupero e capace di esiti brillanti nelle materie che più gli interessavano, aiutato in questo dalla sua curiosità culturale e dal fatto di essere un lettore assiduo". Tra i suoi amici figurano Vittorio Sereni e Giorgio Strehler, poi destinati a un ruolo culturale di grande rilievo.
Terminati gli studi privatamente, riuscì a lavorare fino al settembre '43 (nonostante le restrizioni sempre più rigide che colpivano gli ebrei) e nel frattempo allestì con i cugini degli spettacoli "colti" di marionette, che venivano rappresentati nei salotti milanesi (per esempio testi di Lorca e Cocteau o una sua riduzione teatrale del Racconto di Natale di Dickens).
Nel novembre 1943 accompagnò i genitori e la sorella nell'espatrio clandestino in Svizzera, e tornò indietro credendoli al sicuro; invece i gendarmi svizzeri respinsero i Latis, che alla frontiera italiana furono arrestati dalle S.S. Dopo un paio di mesi di detenzione a S.Vittore furono spediti ad Auschwitz con uno dei "treni della morte" nazisti; i genitori all'arrivo furono subito destinati alle camere a gas, mentre la sorella di Latis sopravvisse fino all'agosto '44.
Giorgio entrò nella Resistenza; arrestato e detenuto a S.Vittore, riuscì a fuggire. Aderì al Partito d'Azione e fu inviato in Piemonte, dove fu protagonista di imprese coraggiose, collaborando con i più noti esponenti delle diverse componenti della Resistenza. La lotta clandestina non spense i suoi interessi culturali e la sua vena creativa, come testimoniano numerosi abbozzi di racconti e un dialogo (negli anni Cinquanta l'editore Frassinelli ha pubblicato Pagine di Giorgio Latis, n.d.r.) cui lavorò fino alle ultime settimane di guerra.
Il 26 aprile 1945, ultimo giorno di scontri a Torino tra partigiani e nazifascisti, Giorgio Latis nel corso di una missione fu fermato alle porte della città e immediatamente fucilato. Soltanto nel 1996 ad "Albertino" (questo il nome di battaglia di Latis) - il cui sacrificio a Torino è ricordato da una lapide collocata in corso Chieri - fu attribuita la ricompensa al valor militare alla memoria. Nei documenti dell'anagrafe, la data di morte non era univoca.