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Piazzale Loreto 71 anni dopo

Qui di seguito una sintesi dell'intervento di Roberto Cenati, presidente dell'Anpi di Milano, alla celebrazione del 71° anniversario dell'eccidio di piazzale Loreto (lunedì 10 agosto 2015).

La manifestazione di oggi assume un'importanza particolare. Quest'anno ricorre il settantesimo anniversario della Liberazione del nostro Paese dal nazifascismo, della liberazione dei campi di concentramento e di sterminio nazisti, della fine della Seconda Guerra Mondiale e della vittoria della Resistenza europea e degli eserciti Alleati contro la barbarie nazifascista.
Il 10 agosto 1944 un plotone della legione Muti fucila quindici partigiani scelti tra i detenuti nel reparto tedesco del carcere milanese di San Vittore. L’ordine di fucilazione parte del capitano della Gestapo Saevecke e viene eseguito dalla Muti che lo attua alle 5,45 del mattino del 10 agosto 1944 e lo conclude alle 6,10. È significativo essere qui questa sera: per rilanciare, con la nostra partecipazione, in una società che vive quasi esclusivamente nel presente, il valore della memoria e richiamare il contributo e l'impegno politico disinteressato che tanti giovani, come i quindici di Piazzale Loreto, hanno dato per la nosra libertà e per la costruzione di una società più giusta.
Voglio qui ribadire che Piazzale Loreto ha già il suo simbolo e la sua identità, senza la necessità di aggiungere altri elementi che ne offuschino la memoria. La stele (ormai logorata dal tempo) ricorda il sacrificio di quei giovani, i cui corpi rimasero esposti per tutta quella caldissima giornata di agosto, suscistando orrore e indignazione nei milanesi.
Nella ricorrenza del 70° anniversario della Liberazione riteniamo importante che l'Amministrazione Comunale intitoli i giardini a Giovanni Pesce, Medaglia d'Oro della Resistenza, cui tutti noi, come ai 15 partigiani e antifascisti che hanno sacrificato la propria giovane vita, dobbiamo la nostra libertà e la Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza.

Tra i quindici è rappresentato l’intero arco delle forze che partecipò alla Resistenza: azionisti, socialisti, comunisti, cattolici e quasi tutte le categorie sociali.
C’è persino un agente di Pubblica sicurezza Emidio Mastrodomenico, appartenente dal gennaio al luglio 1944 al Gruppo di Azione Patriottica guidato dai partigiani Alfonso ed Enzo Galasi. Voglio qui ricordare il gappista Enzo Galasi, che ci ha lasciati il 10 marzo di quest'anno. Con lui abbiamo perso un amico e un compagno. Insieme al suo il nostro commosso ricordo va a Quinto Bonazzola che assunse, dopo l'uccisione di Eugenio Curiel il 24 febbraio 1945, il comando militare della Brigata d'Assalto “Fronte della Gioventù”. Questa sera esprimiamo la nostra affettuosa vicinanza ad Armando Cossutta, Vicepresidente dell'ANPI Nazionale, per la scomparsa della sua cara moglie.

Lo sciopero generale del marzo 1944
I tragici fatti di piazzale Loreto si inquadrano in un anno, il 1944 segnato da importanti avvenimenti internazionali e nazionali. Il 1944 si caratterizza, soprattutto, in Italia, per l'unico grande sciopero generale svoltosi nell'Europa occupata dai nazifascisti. Dall'1 all'8 marzo 1944 a Milano e Provincia i lavoratori delle grandi fabbriche, gli impiegati, i tranvieri, i tipografi del Corriere della Sera sfidarono il regime nazifascista. A fianco dei lavoratori che pagarono a caro prezzo, con la deportazione nel lager di Mauthausen e nei suoi sottocampi, questa loro coraggiosa protesta, massiccia è stata la partecipazione delle donne che, pur prive del diritto di voto, hanno svolto un ruolo fondamentale nel corso della Resistenza, come la partigiana Elena Rasera, protagonista dello sciopero del marzo 1944 alla Olap, che il primo gennaio di quest'anno ha compiuto 101 anni. Ad esse va la nostra profonda riconoscenza.
L’eccidio di piazzale Loreto arriva a conclusione di un mese nel quale le esecuzioni per mano dei repubblichini si sono succedute l’una dopo l’altra, a Milano e nei Comuni della sua Provincia. Con queste fucilazioni si pensava che la strategia del terrore nazifascista potesse isolare i combattenti della Resistenza dalla popolazione. L’eccidio di piazzale Loreto ottenne invece l’effetto opposto.

La Repubblica di Salò
Una scalata del terrore dunque, alla quale non furono estranei i militi della Repubblica di Salò, a dimostrazione del fatto che i repubblichini collaborarono attivamente alla denuncia, alla cattura, alla fucilazione di partigiani, ebrei, oppositori politici. Le reazioni dei repubblichini alle prime azioni gappiste a Milano, dopo l'8 settembe 1943, sono addirittura più brutali e sanguinose rispetto a quelle delle autorità tedesche. Il 19 dicembre 1943 otto antifascisti vengono fucilati dai fascisti all'Arena, come rappresaglia per l'uccisione del federale Aldo Resega. Questo dato è sempre bene tenerlo presente se pensiamo alla dilagante deriva revisionistica da anni in corso e alla ormai aperta rivalutazione del fascismo . È di questi giorni la decisione del sindaco di Atri (provincia di Teramo) di dedicare una via ad Almirante. Poiché in Italia si fa presto a dimenticare, vogliamo ricordare che Almirante ha rivestito responsabilità importanti nella Repubblica di Salò ed ha svolto un ruolo rilevante nei terribili anni della strategia della tensione.Questo è bene ricordarlo, era Giorgio Almirante.

La pace in pericolo
Stiamo attraversando un periodo in cui la pace, bene prezioso donatoci dalla Resistenza italiana ed europea che furono guerra alla guerra è messa in serio pericolo. Dall'Iraq alla Siria, alla Libia, al Libano, alla Palestina, all'Egitto, alla Tunisia: il Medio Oriente è una regione destabilizzata, attraversata da conflitti sempre più sanguinosi. L'Europa sta vivendo una delle crisi più gravi del dopoguerra, con la pericolosissima tensione nei rapporti tra Russia e Nato e con la situazione drammatica determinatasi in Ucraina, dilaniata da un sanguinoso conflitto, in cui stanno riemergendo forze dichiaratamente antisemite, ultranazionalise e xenofobe.

Applicare la Costituzione repubblicana
I problemi che abbiamo di fronte sono complessi e richiedono, impegno, rispetto dei principi e della impalcatura costituzionale fondata sull’equilibrio e la divisione dei tre poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) che sono alla base della democrazia repubblicana. Noi siamo perché questo fondamentale equilibrio non sia turbato e sbilanciato a favore del potere esecutivo e del suo rafforzamento: come ANPI siamo sempre stati e saremo contro ogni ipotesi di Repubblica presidenziale o semipresidenziale, ipotesi scartata dalla Assemblea Costituente che periodicamente riaffiora. Non si può pensare di superare la gravissima crisi recessiva oltre che etica che investe il nostro Paese stravolgendo l'impalcatura fondamentale della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza. Per cambiare l'Italia non occorre modernizzare il Paese e la Costituzione. Basterebbe applicare la Costituzione perché essa prefigura già una società migliore e più giusta.

Movimenti neofascisti e neonazisti
Oggi preoccupano le recrudescenze neonaziste, neofasciste e antisemite ancora presenti nell'Europa che aveva sconfitto settant'anni fa il nazismo.
Contro i movimenti neofascisti che si pongono in aperto contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione, sempre più frequenti anche a Milano, Capitale della Resistenza va sviluppata una ampia e intensa azione a livello culturale ideale e storico per denunciare, a un'opinione pubblica troppo passiva e indifferente, il vero volto del fascismo, sconfitto militarmente il 25 apile 1945, ma non idealmente e culturalmente. Ma come si può pensare, d'altra parte, che in Italia ci sia una decisa azione contro le ideologie e i movimenti neonazisti e neofascisti se la parola antifascismo è quasi scomparsa dalla terminologia e dal dibattito politico?
Certo va sconfitta l'indifferenza della gente. Ma c'è un altro grosso problema da affrontare che riguarda le giovani generazioni. Uno dei guai della nostra scuola è che l’insegnamento della storia contemporanea si ferma troppo presto. Sulla Seconda Guerra Mondiale, sul fascismo, sulla Resistenza e sul processo costituente si insegna e si conosce ben poco, come è dimostrato dal fatto che tra i temi della maturità solo il 2% di maturandi abbia scelto la Resistenza, certamente non per disamore, ma per difetto di conoscenze sufficienti.

Il monito dei quindici martiri
I quindici martiri di piazzale Loreto sono stati l’anima di una Milano che opponendosi al fascismo lottava per la libertà, per la pace, per la democrazia, per un mondo migliore. Nostro compito è di raccogliere la preziosa eredità lasciataci dai quindici martiri di piazzale Loreto, rilanciando nella realtà in cui viviamo la cultura della legalità, il richiamo alla Costituzione repubblicana, alla politica intesa come servizio disinteressato al bene comune e non come occupazione di posti. Il sacrificio dei 15 scolpito in questa stele viene ricordato sotto la Loggia dei Mercanti, insieme ai nomi dei partigiani, degli oppositori politici, degli ebrei, dei lavoratori milanesi deportati nei lager nazisti. Per la sua riqualificazione da tempo ci stiamo battendo, insieme all' ANED, alla FIAP, ai partigiani cristiani, ai sindacati, alla comunità ebraica milanese, al mondo dell'Associazionismo e non ci stancheremo mai di incalzare l'Amministrazione Comunale di Milano, perché questo simbolo della Resistenza sia definitivamente sottratto al degrado e diventi il luogo della memoria e della storia della nostra città.
Ricordava Vittorio Foa nel suo libro Il cavallo e la torre: “Non posso nascondere che per me l'antifascismo continua a vivere come affermazione di una politica dotata di principi. L'antifascismo esprimeva per me una negazione: negava il nazifascismo come nemico. Poteva anche sembrare e anche essere una posizione manichea. Ma era una negazione in nome dell'uomo. Poi col passare dei decenni, l'antifascismo è diventato per me affermazione di valori scoperti o riscoperti. Oggi si è antifascisti quando si rispetta l'altro, quando non si pretende di distruggerlo e nemmeno di assimilarlo, cioè di ridurre il suo pensiero al nostro pensiero. Essere antifascista oggi significa resistere sempre, in modo intransigente, al dominio di altri su noi stessi. Tutta l'esperienza del lavoro umano e delle sue lotte richiama questa resistenza. Antifascismo è per me l'ansia di intervenire contro l'ingiustizia, piccola o grande che sia, di intervenire contro ogni minaccia alla libertà. Antifascismo è la democrazia come partecipazione e non solo come delega. Questi valori sono insieme antichi e nuovi.” Ed è su di essi e sull'antifascismo che si fonda la Costituzione nata dalla Resistenza, guida e faro della democrazia repubblicana.

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