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Pagliarulo: "Il Congresso dei CLN del 1944 a Bari delineò, in filigrana, la Repubblica democratica e antifascista di oggi"

"Sono onorato di portare il saluto dell’ANPI a una celebrazione che, a ben vedere, parla di quella comunità nazionale pluralista che chiamiamo repubblica democratica e antifascista, che comincia in qualche modo a delinearsi qui, esattamente ottanta anni fa. 
Col congresso di Bari si sancisce l’unità nazionale fra i partiti antifascisti che si affacciavano alla direzione del sistema politico, conquistando spazi di autonomia nel contesto dell’occupazione militare. In particolare da parte degli inglesi, non si nascondeva la volontà di evitare la rottura col regime prefascista mantenendo la monarchia. La questione istituzionale come tale fu rinviata - anche in seguito alla successiva 'svolta di Salerno' - ma si trovò a Bari l'unità sulla richiesta di abdicazione del re e sulla formazione di una giunta esecutiva permanente, che rafforzava i legami unitari fra i partiti e faceva intravvedere in filigrana la futura Assemblea costituente.
Fu allora, dopo quattro mesi di Resistenza al centro e al nord, che cominciava a germogliare quel patrimonio di riflessioni sulla democrazia che era stato seminato nel ventennio, da Gobetti a Gramsci, dai Fratelli Rosselli al Codice di Camaldoli, dal Manifesto di Ventotene a Eugenio Curiel, a Giuseppe Dossetti, a tanti altri. 
Fu anche attraverso quella cruna che passò l’avvio della rottura fra lo Stato fascista e prefascista e lo Stato nuovo, che si conclamò simbolicamente il 25 aprile e si proclamò concretamente il 2 giugno 1946 col referendum istituzionale e poi il 27 dicembre 1947, quando fu promulgata la Costituzione. Fu rottura con lo Stato fascista, ma anche con la monarchia, sulle cui spalle ricadeva non solo la fuga da Roma dell’8 settembre, ma anche il rifiuto della firma dello stadio d’assedio dichiarato dal governo Facta durante quel drammatico ottobre 1922, in occasione della marcia su Roma, dopo la quale Vittorio Emanuele incaricò Mussolini di formare un nuovo governo. 
Rottura, ho detto, e non un semplice superamento, dietro cui si può nascondere una qualche continuità, un trascinamento delle scorie del passato. Di quella rottura il 28 e 29 gennaio del 1944 fu l’annuncio. Certo, non vi fu sempre e necessariamente unanimità, e vivaddio era questa la prova della più grande conquista, la procedura della democrazia. E quella rottura fu la conferma che ciò che seguì all’8 settembre non fu affatto la morte della Patria, ma l’avvio della sua piena rinascita, che non poteva che avvenire disegnando uno Stato e una società specularmente opposti allo Stato ed alla società fascista.
Buon lavoro!"

Gianfranco Pagliarulo

Bari, 29 gennaio 2024 

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