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Pagliarulo: "Per una grande intesa antifascista a difesa della Costituzione"

La festa nazionale dell’ANPI a Bologna è stata un successo clamoroso da tutti i punti di vista, e di questo vanno ringraziati le compagne e i compagni che della festa sono stati ideatori, costruttori e protagonisti. Tutti: iscritti, attivisti, dirigenti.

Ma intendo qui soffermarmi solo su di un evento della kermesse, un evento che ha conquistato le pagine di tanti giornali: l’incontro pubblico l'1 luglio  con Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Riccardo Magi, Maurizio Acerbo, Elly Schlein. Il dibattito, dal titolo “Noi siamo Costituzione”, è stato seguito da un pubblico vastissimo – più di mille persone – ben superiore alla capienza del pur ampio spazio di piazza Lucio Dalla predisposto per l’occasione. Questo pubblico ha manifestato in ogni modo partecipazione, entusiasmo, passione, merce rara di questi tempi di crisi della politica, ma anche il segnale che c’è una via d’uscita, una possibilità, una speranza.
Nei due giorni successivi abbiamo letto vari commenti, alcuni dei quali attribuivano a quell’evento un significato improprio o deformato, come un fronte popolare in salsa italiana, oppure una prova generale di un’alleanza di governo. Nulla di tutto ciò; il fronte popolare rinvia immediatamente all’unità delle forze di sinistra, laddove il tema costituzionale riguarda un arco ben più ampio di forze; l’alleanza di governo attiene agli schieramenti, laddove l’Anpi parla di unità sui valori (l’antifascismo), sui principi (la Costituzione), sui contenuti condivisi (per esempio il contrasto alla legge sull’autonomia differenziata).
L’obiettivo dell’incontro era esattamente questo: lanciare la proposta di un’intesa sui fondamentali, e cioè la difesa della Costituzione del 1948 e il valore dell’antifascismo. Si tratta delle due grandi questioni su cui, in particolare negli ultimi anni, si è progressivamente cementato un rapporto unitario fra associazioni laiche e cattoliche e movimenti sindacali, a cominciare dalla Cgil. Viceversa, fra le forze politiche è avvenuto un processo opposto; da un lato, infatti, si è determinato uno schieramento oggi al governo, ove sono presenti alcune forze che hanno un rapporto quanto meno ambiguo con la Costituzione, e che, nelle scelte politiche, nelle parole d’ordine e nei comportamenti concreti evocano spesso una propensione all’autoritarismo, in tante circostanze civettano col ventennio, propongono - e impongono - una versione revisionista della storia (Lega e Fratelli d’Italia); dall’altro lato le forze attualmente all’opposizione non hanno sufficientemente cercato, a partire dalla difesa della Costituzione e dei valori dell’antifascismo, forme di intesa e di rapporto unitario tali da contrastare ogni possibile deriva antidemocratica, anzi, hanno manifestato un tasso di conflittualità suicida, come nel caso delle elezioni politiche del 25 settembre 2022.
Oggi non è irrilevante il ruolo delle formazioni politiche più o meno centriste; mi riferisco a Renzi, Calenda e Forza Italia. In quest’ultimo partito è in corso una discussione interessante, che tende a rafforzarne i caratteri liberali rispetto a quelli conservatori, con evidenti tensioni interne sul tema dell’autonomia differenziata; mi pare importante anche la dichiarazione di Calenda rispetto al rischio Le Pen. Ci vorrebbero, ovviamente, comportamenti coerenti. Comunque è in corso una dinamica il cui esito dipende anche dalla capacità di dar vita a circostanze aggregative sui fondamentali, come la Costituzione e l’antifascismo.
Si può invertire una tendenza ed avviare un processo di tipo nuovo, un processo di unità delle forze democratiche contro ogni deriva autoritaria. Solo un cieco non vede che tale deriva riguarda l’intera Europa e mette in discussione l’esistenza stessa dell’Unione Europea. Non c’è dubbio che le ragioni della crisi generale rinviano a scelte profondamente sbagliate operate in questi anni proprio dai vertici dell’Unione, ma qui ed ora il tema è evitare il dilagare del contagio nero e per questo occorre cambiare rotta al più presto.
Per il nostro Paese è già scattato l’allarme democratico. Quando non si reca alle urne più del 50% degli elettori, si rileva la profonda sfiducia nei confronti delle istituzioni democratiche e si corre il rischio della rottura del patto sociale. È sotto gli occhi di tutti un malessere crescente fra i ceti popolari, gli emarginati, i lavoratori, parte rilevante dei ceti medi, ed è qui che occorre con la massima urgenza un intervento che contrasti le diseguaglianze insopportabili che si sono create e di conseguenza la piena attuazione del disposto costituzionale. Assieme, è giunto il momento (a dire il vero è già tardi) di cambiare la legge elettorale consentendo ai cittadini di essere e di sentirsi rappresentati in Parlamento, cosa che oggi non avviene.
In questo scenario si colloca l’evento di Bologna. Abbiamo davanti a noi una scadenza vitale per il futuro del Paese: la raccolta di 500.000 firme per il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata. Su questo – quindi, un punto di merito, di contenuto – il processo unitario che cerchiamo di contribuire ad avviare è essenziale. Si vince il referendum se si reca alle urne più del 50% degli aventi diritto e se prevale il No alla legge. Questo può avvenire solo se si dà vita ad uno schieramento vastissimo.
Certo, su tanti temi vi saranno fra le forze coinvolte in questo processo opinioni e opzioni diverse; francamente non solo è ovvio, ma è anche necessario in un regime di democrazia e di pluripartitismo. Ma quando si cerca l’unità si mettono a fuoco i punti condivisi, non le differenze. Le forze politiche presenti nel Comitato di Liberazione Nazionale erano del tutto eterogenee, ma unite da comuni obiettivi: la liberazione del Paese, la sconfitta del fascismo, la fine della guerra, la costruzione della democrazia. Da loro e dal conseguimento di quegli obiettivi è nata la nuova Italia. Si parva licet – come si dice – riflettiamo sul passato e sul presente, senza mai dimenticare l’umanità: la passione che abbiamo visto nel pubblico dell’evento di Bologna era liberatoria; liberatoria da un senso di impotenza dovuto alle divisioni; liberatoria perché l’unità non negava il valore dell’appartenenza partitica, anzi la rappresentava; liberatoria perché Costituzione e antifascismo sono un sentimento condiviso e finalmente rilanciato.
E infine l’Anpi, noi. Con l’evento di lunedì a Bologna abbiamo svolto fruttuosamente un ruolo di stimolo e di promozione che ci è proprio e che ci è stato pienamente riconosciuto. Questa è la strada che proseguiremo fino in fondo.

Gianfranco Pagliarulo - Presidente nazionale ANPI

3 luglio 2024

 

(Guarda la videoregistrazione, curata da Radio Radicale, dell'evento dell'1 luglio: https://www.radioradicale.it/scheda/732826/noi-siamo-Costituzione