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"Per un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica": l'ANPI aderisce all'appello nazionale

Oggi 29 novembre, giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese istituita nel 1977 dall’Assemblea Generale dell’ONU, la Segreteria nazionale ANPI ha deciso di sottoscrivere l’appello lanciato dal Laboratorio ebraico antirazzista, Assopace, Emergency e Mediterranea Saving Humans, per il cessate il fuoco permanente e per una soluzione politica del conflitto pluridecennale fra israeliani e palestinesi.
Non basta la fragile tregua in corso. Occorre un definitivo cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e assieme, l’avvio, grazie a una mediazione internazionale, di una soluzione politica che salvaguardi la sicurezza di Israele e imponga la fine dell’occupazione e la nascita di un vero Stato palestinese.
L’attacco criminale di Hamas del 7 ottobre e l’orrore di Gaza a cui stiamo assistendo da quasi due mesi hanno rappresentato il superamento di ogni limite di umanità e di civiltà. Non si costruisce nessuna sicurezza per nessuno con una spirale di barbarie e di sangue innocente. 

 

Il testo dell'appello:

La fragile tregua ottenuta per Gaza eè il frutto di una lunga mediazione internazionale, ma servono un cessate il fuoco permanente e una vera soluzione politica per una prospettiva concreta di pace e giustizia.

Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e rapito civili inermi nelle loro case, per strada, a un festival sottraendoli alle loro famiglie. È stato un attacco che ha colpito prevalentemente civili ebrei israeliani, tra cui bambini, anziani, attivisti storici per la pace e contro l’occupazione ma anche lavoratori migranti, palestinesi con passaporto israeliano o residenti in Israele. Sono seguite settimane di bombardamenti indiscriminati da parte del governo israeliano contro la popolazione di Gaza, con scuole ed ospedali divenuti cimiteri. Più di un milione di palestinesi è stato costretto a lasciare le proprie case per dirigersi nel sud di Gaza, che non è più un luogo sicuro. Non ci sono corridoi umanitari adeguati, acqua, cibo, energia. In Cisgiordania, è cresciuta esponenzialmente la violenza da parte di coloni armati contro la popolazione civile palestinese.

"Davanti a questi orrori, l’opinione pubblica internazionale in Europa si è polarizzata, con il ritorno di gravissimi episodi di antisemitismo e islamofobia, riportandoci alla retorica dello scontro di civiltà che ha fatto danni enormi negli ultimi decenni. La lotta contro l’antisemitismo non può essere né una mossa ipocrita per cancellare il retaggio del fascismo, né un’arma in più per reprimere il dissenso e alimentare xenofobia e pregiudizio antiarabo. Deve invece essere parte integrante della lotta contro ogni forma di razzismo.

Questa logica binaria – da una parte o dall’altra – è la trappola a cui è necessario sottrarsi in questo momento. Non si può cancellare l’orrore del 7 ottobre, ma si può fermare la strage a Gaza. Un crimine di guerra non ne cancella un altro: alimenta solo l’ingiustizia che prepara il terreno ad altra violenza. 

Rivendichiamo il diritto e il dovere di guardare la guerra sempre dal punto di vista delle vittime, perché sono loro l’unica certezza di ogni conflitto. La protezione dei civili, senza distinzione di nazionalità, residenza o religione, e degli ospedali, deve essere il primo obiettivo di un’azione diplomatica della comunità internazionale e delle forze della società civile.

Chiediamo la fine definitiva del massacro a Gaza, l’avvio di corridoi umanitari adeguati e la liberazione di tutti gli ostaggi. In Israele oltre mille palestinesi sono trattenuti in detenzione amministrativa, tra cui centinaia di minori, di cui chiediamo il rilascio. È necessaria una soluzione politica a partire dalla fine del regime di apartheid e delle politiche di colonizzazione e di occupazione militare israeliane. Non potrà mai esserci sicurezza – per i palestinesi, per gli israeliani, per nessuno di noi, – senza eguaglianza, diritti e libertà"

Tutte le info e le adesioni su https://cessateilfuoco.org/