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Anpi in prima linea contro la violenza alle donne

Il 25 novembre è la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Per l'occasione pubblichiamo un commento di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi.

È stata l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a proclamare questa ricorrenza con una risoluzione del 17 dicembre 1999.
La data prescelta è di per sé significativa, perché si rifà al brutale assassinio di tre sorelle (Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal), considerate dal regime del generale Trujillo, un esempio di donne rivoluzionarie e dunque meritevoli di essere uccise, come infatti avvenne il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana.
Ed è certamente importante il fatto che l'ONU abbia deciso di invitare, con la proclamazione della “giornata”, Governi, Stati, cittadine e cittadini a mobilitarsi contro ogni forma di violenza contro le donne.

Per la verità, pochi Stati hanno accolto l'invito, nel senso di trasformare la giornata almeno in una “solennità civile” e tanto meno a mettere in campo azioni veramente forti e decisive contro un fenomeno che non è solo contro le donne, ma contro l'umanità e l'uguaglianza, quindi contro noi tutti.
Bisogna, peraltro, dire che, anche “dal basso” sono state solo le donne, per un certo periodo solo le “femministe”, a ricordare adeguatamente quella data, che troppo spesso ha finito per passare sotto silenzio.

Più di recente, ci sono state, anche in Italia, manifestazioni molto partecipate e senza simboli politici. Ed ora, si può dire che assommano a centinaia, ogni 25 novembre, in tutto il Paese, le iniziative di vario tipo, ma sempre per dire no alla violenza di genere in tutte le sua forme. Considero molto importante il fatto che la Presidente della Camera, On. Laura Boldrini, per celebrare questa giornata, abbia promosso un Convegno alla Camera su un tema attuale e significativo. Il titolo è “La ripresa è donna” e l'oggetto è l'imprenditoria e il lavoro femminile. Mi sembra un'iniziativa ricca di significati, anche culturali.
So di alcune iniziative a Milano: un concerto straordinario dell'Orchestra Verdi, a cura della Fondazione dell'Auditorium d'intesa con la delegata per le pari opportunità del Comune di Milano; un incontro teatrale della Associazione Donne Giuriste e Ordine degli Avvocati di Milano, ed altre. Ho trovato su Internet un elenco davvero notevolissimo di iniziative in Brianza e a Genova.

Chiaramente ce ne saranno molte altre, spero numerose, in Lombardia e in tutta Italia, anche se meno pubblicizzate.
Mi auguro sinceramente che ce ne siano tante, di queste iniziative aperte anche agli uomini e fatte conoscere a tutti, proprio perché avverto la necessità di un salto di qualità su questo tema, che impegni veramente tutti, al di là del genere.

In realtà, il problema è tuttora di grandissima attualità. Le relazioni giudiziarie ci dicono che non c'è una “caduta” dei dati (alquanto negativi) per le varie forma di violenza contro le donne, che dia il segnale vero e concreto di una inversione di tendenza. I rapporti più recenti, di una grande città, documentano che - per quanto riguarda la violenza sessuale - “la situazione è stazionaria”, i maltrattamenti sono addirittura in aumento (anche se non tutti quelli di cui si occupa la giustizia riguardano solo le donne), gli assassinii determinati da un rifiuto restano, più o meno, costanti.

Rimane poi, in gran parte inesplorato, il mondo della violenza in famiglia, dove la figura predominante è sempre quella del marito/compagno-padrone e/o del padre-padrone. E c'è da essere sicuri che, in questo campo, le statistiche sono assai difficili e non sempre attendibili, per il semplice fatto che resiste ancora una tendenza a subire, a non esporsi a denunce alla polizia o all'Autorità giudiziaria (tanto più che quando lo fanno, non sempre trovano il giusto accoglimento).
Dunque, ci sono mille motivi per ricordare questa giornata, ancora una volta non per guardare al passato ma per fermarci su un presente che non può soddisfarci e non ci soddisferà fino a quando non si potrà registrare un serio, concreto cambiamento.

È ben vero che oggi molte donne sono più agguerrite ed è vero anche che la reazione di tipo penale è stata rafforzata; ma certo, non è di questo che ci si può accontentare, soprattutto perché la violenza contro la donna è collegata ad una “cultura” insufficiente e arretrata. Se non si cambia questo tipo di cultura, che considera la donna come oggetto (di possesso o di soddisfazione di istinti) avremo sempre risultati insoddisfacenti.
Per questo, la battaglia deve spostarsi su un tema più vasto, non ridursi al 25 novembre e all'8 marzo, ma investire la vita quotidiana, il modo di pensare di molti (troppi) uomini, insomma una “cultura” che prima ancora che di genere, deve essere una cultura senza aggettivi, perché a volerli elencare sarebbero troppi: della libertà individuale, dell'uguaglianza, della parità sostanziale, del rispetto delle persone, perfino di una corretta concezione della famiglia.

Io spero che l'ANPI, anche su questo terreno, si ponga in prima linea, apra le sua Sezioni ad ogni iniziativa che ricordi il “valore” della donna, per la società e per la convivenza civile e sia presente in ogni occasione (e il 25 novembre è una di queste) in cui tutte e tutti dovremmo raccoglierci attorno all'invito, alla sollecitazione che c'è venuta nel 1999 dall'Assemblea delle Nazioni Unite e che non sempre abbiamo raccolto con la necessaria prontezza e convinzione.