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"La strada dei partigiani dell'umanità"

Perché siamo qui? Siamo qui per urlare. E il nostro grido sarà più forte del fragore delle bombe. Sarà più forte se saremo sempre più uniti, se in Europa nasceranno altre piazze come questa. Il nostro grido può imporsi se diventa grido di un popolo, grido dei popoli. Il nostro grido squarcia il silenzio delle diplomazie, condanna la mancanza di negoziati, ripudia la guerra, riconosce fratelli tutti.

E nessuno dica che siamo equidistanti! È incancellabile la responsabilità di chi ha avviato questa guerra e continua a perseguirla: la federazione russa. Ma chi chiede di vietare la rappresentazione di opere russe alla Scala di Milano semina soltanto odio.

Su qualche muro di Hiroshima e Nagasaki vi sono ancora le ombre delle persone vaporizzate. Ebbene, in questi mesi di delirio mortale, è stato infranto un tabù: la guerra atomica. Per la prima volta si parla dell'uso della atomica non come di una frontiera invalicabile. Non come un'aggressione al genere umano, ma come una possibilità reale.

Si parla dell'arrivo in Europa e in Italia di nuove atomiche in sostituzione di quelle già stoccate, come se cambiassimo il frigorifero o l'automobile. Si susseguono quelle che chiamano esercitazioni di deterrenza della Russia e della NATO, cioè simulazione di guerra atomica. Credono di essere forti, ma sono solo pazzi.

Dicono: solo armi nucleari tattiche. Ma sono più potenti degli ordigni che rasero al suolo le città giapponesi. E le parti si rimpallano la responsabilità. “Tu minacci l'uso della bomba! Allora anch'io!”. “No, sei tu che minacci l'uso della bomba! Allora anch'io!”. In questo macabro balletto c'è qualcosa di ripugnante. Scrive la poetessa giapponese Kurihara Sadako: “Se dici Hiroshima, affinché giunga il dolce rimando “Ah, Hiroshima”, dobbiamo prima lavare le nostre mani sporche”.

E noi? Noi abbiamo le atomiche ad Aviano e a Ghedi. Il Sole 24 ore afferma che vi sono 100 ordigni nucleari. Quante basi NATO in Italia? Ufficialmente 120. Si sappia che queste basi, questi luoghi, da Sigonella a Vicenza, non sono solo avamposti militari. Sono bersagli!

Nella nostra vita quotidiana hanno fatto irruzione due parole insanguinate: guerra! Odio! Noi non ci stiamo!

Dalla maledetta invasione del 24 febbraio, l'avvio del massacro del popolo ucraino, l'escalation di sangue, bombe, armamenti. Ecco l'allarme rosso che lanciamo oggi: un sottile velo ci separa dalla guerra in Europa, alimentata da una corsa agli armamenti senza pudore e da una evocazione della bomba atomica senza dignità. Eccole, le mani sporche! E tutto ciò avviene mentre le Nazioni Unite sembrano inerti e mentre il Parlamento europeo con una incredibile risoluzione approvata il 6 ottobre getta benzina sul fuoco, senza mai pronunciare la parola “negoziato”.

C'è un'altra strada, il cessate fuoco, la trattativa, la conferenza internazionale, la messa al bando delle armi nucleari. È la strada dei popoli, della vita, del sogno di un altro mondo meno infelice. È la strada dei partigiani di oggi. Partigiani della pace, partigiani dell'umanità.

Gianfranco Pagliarulo

Roma, 5 novembre 2022