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Israeliani e palestinesi: La storia dell'altro

La storia quale strumento di incontro e confronto, quale luogo del dialogo, è stata il punto di partenza di un esperimento didattico, o meglio di vita, che ha avuto per protagonisti un gruppo di insegnanti e studenti israeliani e palestinesi.
Muovendo dalle storie dei loro popoli, da opposti punti di vista, grazie all'impegno di una Ong e superando anche notevoli difficoltà logistiche, questi docenti hanno scritto un manuale di storia, ideale punto di partenza per costruire una convivenza.

Dodici persone, prima che insegnanti, hanno coraggiosamente cercato la comprensione e la personale messa in discussione in un progetto in cui per primi hanno dovuto abbandonare certezze e scendere a patti con le loro verità, traumi e ferite. In un secondo tempo si sono interfacciati a studenti delle scuole medie con i quali hanno redatto i testi.

Nato nel 2004, coordinato dal prof. Dan Bar-On della Ben Gurion University e dal prof. Sami Adwan dell’Università di Betlemme, il percorso ha impiegato cinque anni per dare i suoi frutti, ma nel 2009 “La storia dell'altro” ha iniziato a circolare, nei territori mediorientali prima nel mondo poi, implementando nel tempo i propri contenuti.

Da allora sono passati diversi anni, ma oggi che le aggressioni, la prepotenza, la disperazione di popoli torna ad occupare le prime pagine di giornali e televisioni, mentre si invocano soluzioni concrete e durature che vadano oltre le decisioni a tavolino e che passino dalle coscienze, parlare di come educare alla buona convivenza e al rispetto del diverso è quanto mai attuale. E la lezione si fa oltremodo preziosa se viene da una terra mai pacificata.

“La storia dell'altro” si presenta come un quaderno didattico con testo a fronte e uno spazio bianco che corre fra le due pagine, dividendo le parti ma offrendo un'area in cui è possibile scrivere, prendere appunti, creare collegamenti.
Un dato evento storico viene raccontato in una pagina dal punto di vista israeliano, in quella accanto dal punto di vista palestinese, dando vita a un racconto parallelo.
Tre i momenti della storia comune di Israele e Palestina affrontati inizalmente: la dichiarazione Balfour del 1917, la guerra del 1948, la prima Intifada; ma ricorrenti sono anche domande che potrebbero apparire minime, a confronto con la macro storia dell'origine dei conflitti, come ad esempio il numero di villaggi palestinesi distrutti in un dato attacco (differenti le cifre riportate dalle due parti). Domande insomma che scavano nel quotidiano degli studenti coinvolti.

L'obiettivo che si sono dati i promotori di questo straordinario progetto non è la memoria condivisa - al momento davvero impensabile - ma l'accettazione di altre memorie, ricordi, interpetazioni, per giungere attraverso l'istruzione scolastica all'accettazione dell'altro in quanto diverso. Un passaggio fondamentale in situazioni di conflitto generate, giustificate, da pregiudizio etnico e/o religioso in cui ci sia condivisione territoriale, in cui è necessario immaginare un futuro diverso dal presente.

“Gli studenti che imparano la storia nelle scuole, in tempo di guerra e di ostilità - si legge nell’introduzione del manuale -, ne conoscono alla fine dei conti soltanto una versione: la loro, ovviamente ritenuta come quella che sta dalla parte del giusto. Spesso prevale nell’insegnamento la volontà di indottrinare e di legittimare una sola delle parti in conflitto, mettendo in cattiva luce le posizioni dell’altra. (…) In una simile situazione, lo Stato forma gli insegnanti a diventare degli agenti culturali (...)”.

Le difficoltà sono oggettive. Affrontare ad esempio la guerra del 1948 pone già problemi e questioni insormontabili. Il 1948 è l'anno di fondazione dello Stato di Israele ma per i palestinesi il 1948 è conosciuto come la Naqba, la catastrofe, a cui sono seguite battaglie, repressioni, esilii. Tali difficoltà sono tuttavia necessarie a far apprendere alle giovani generazioni, che assorbono l'odio e il preconcetto dagli adulti e dai media, che esiste altro e soprattutto che esiste il dubbio.

“Centinaia di ragazzi – si legge ancora nella presentazione - scopriranno l’immaginario collettivo dei loro coetanei dell’altra parte, lo metteranno a confronto con il proprio, cercheranno di capire. E, soprattutto, porranno molte domande”.
“La storia dell'altro” - assunto quale libro di testo dall'autorità palestinese e vietato dal ministero israeliano - oltre ad essere importante in sé stesso, offre un modello di analisi e costruzione di un percorso didattico che si presta ad ogni latitudine; oltre a rappresentare un buon esempio di come la volontà dei singoli possa costruire e la storia unire.

Gemma Bigi

La Storia dell’Altro è pubblicato in Italia dalle edizioni Una Città.