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Emilio Ferretti

Nato ad Ancona l’8 luglio 1923, deceduto ad Ancona il 21 luglio 2007

Emilio Ferretti entrò giovanissimo nel mondo del lavoro con il suo primo impiego al Cantiere navale di Ancona. Di famiglia antifascista – suo padre Attilio fu tra i licenziati delle Ferrovie nell’epurazione fascista del 1923 – prese presto coscienza del male rappresentato dal regime fascista quando al porto cominciarono i primi sbarchi dei corpi semi-congelati dei militari italiani inviati in Grecia. A vent’anni, nel ’43, decise di prendere la via della clandestinità e poi quella della montagna per cacciare l’occupante nazifascista. Come altri partigiani della zona fu destinato, dalla Selva di Osimo, primo centro di aggregazione della Resistenza locale, ai monti attorno a San Severino Marche. Si aggregò alle nascenti formazioni nella zona di Frontale (MC), alle pendici del Monte San Vicino, dove gli venne affidato il comando di un distaccamento, parte della II Brigata “Ancona”, poi V Div. “Garibaldi” Marche. La sua banda, il cui comando si trovava nei pressi della località montana di Elcito, fu in prima fila nella battaglia di Valdiola del 24 marzo 1944. Divenne così il comandante “Ferro”, severo, determinato e capace, ma restio nell’esaltare le azioni militari che dirigeva e a cui partecipava. A Grottacce di Cingoli affrontò, con pochi uomini, autocarri tedeschi stracarichi di truppe e con un abile attacco riuscì a disperderli. Dal settembre ’43 al luglio ’44 altre coraggiose azioni vennero portate a compimento a Chiaravalle, Chigiano, Cupramontana, Castel San Pietro e nella stessa Ancona. Imbracciò il mitra, uccise per sopravvivere, ma a guidarlo fu sempre il motto “Pane e Pace”, slogan gridato dalle donne durante gli scioperi del ’43 davanti all’ex-palazzo Littorio anconetano, mentre il cantiere navale ribolliva. Dopo la Liberazione di Ancona, il 18 luglio 1944, assieme alla famiglia fu costretto a lasciare la sua città distrutta dai continui bombardamenti subìti fin dal 16 ottobre 1943 e si stabilì tra Offagna e Osimo. Per le sue azioni è stato decorato con la Croce di guerra e proposto per la MBVM. I valori che lo hanno ispirato sono stati pace, giustizia sociale, libertà, unità delle forze democratiche, sempre con il faro della Costituzione.
Nel dopoguerra è dirigente del Partito comunista, nel 1950 dirige il movimento contadino (Federbraccianti), dal ’57 è responsabile politico della zona montana di Fabriano dove è protagonista della lotta del Maglio, della battaglia contro la chiusura della Cartiera Milani, delle raccolte del grano e dove è eletto consigliere comunale nel 1958. In quegli stessi anni conosce la futura moglie, Malgari Amadei Ferretti, dirigente del Pci e del movimento femminile di Ancona, dove tornano a stabilirsi dal 1962. Emilio è inoltre consigliere provinciale dal 1951, ininterrottamente per numerose consiliature, nominato poi Assessore alla Sanità e ai servizi sociali nel 1975, ai tempi della prima grande riforma sanitaria e della legge Basaglia, di cui era strenuo sostenitore: molte innovazioni in materia di salute mentale nella provincia si devono alla sua opera. Nel 1964 il suo nome è nella lista dei marchigiani che il Sifar aveva il compito di arrestare, lo stesso nel ’70 con il tentativo del golpe Borghese. Animatore del Comitato provinciale antifascista, poi Comitato provinciale per la difesa delle istituzioni democratiche, nei primi anni ’80 è nuovamente nella segreteria provinciale del Pci con responsabilità organizzative. Nel 1986 il Comune di Cingoli gli conferisce la cittadinanza onoraria. Paladino dell’unità tra i popoli, nel 2005 ha dato vita al Forum permanente tra le Associazioni Antifasciste dell’Adriatico e dello Ionio (con rappresentanti di Croazia, Montenegro, Albania, Grecia). 
Emilio Ferretti è stato tra i fondatori dell’ANPI nella sua regione (1946), in periodi diversi Presidente del Comitato Provinciale di Ancona e regionale, fino al congresso del 2006 in cui è eletto Presidente onorario dell’ANPI Marche. È stato inoltre componente del Comitato Nazionale dell’Associazione e ha dedicato molte energie alle nuove generazioni, raccontando nelle scuole e nei centri di aggregazione giovanile la sua esperienza di combattente per la libertà: “Per non vanificare quel sacrificio di vite bisogna affidarne il ricordo ai ragazzi”. Ha dunque sostenuto con convinzione l’apertura dell’ANPI ai giovani, un’altra battaglia vinta che negli ultimi tempi gli offrì l’opportunità di affrontare con nuovo slancio la vita dell'Associazione affollata di giovanissimi. Nel 2017 il Comune di Ancona ha inaugurato all’ingresso del Cantiere navale un Cippo in memoria di quanti si batterono contro il nazifascismo, dedicato agli operai, ai vigili del fuoco e al comandante “Ferro”.
D.D.P.