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Giulietta Lina Fibbi

Nata a Fiesole (Firenze) il 4 agosto 1920, deceduta a Roma il 21 gennaio 2018. Operaia tessile, dirigente sindacale e politica.

Lina, come poi sarebbe stata di solito chiamata, era ancora una bimbetta quando la sua famiglia dovette lasciare Fiesole ed emigrare in Francia per sottrarsi (era il 1923), alle persecuzioni e alle violenze fasciste. Operaia tessile a Lione, la Fibbi aveva soltanto 15 anni quando decise di iscriversi alla Federazione giovanile comunista francese e a 17 anni era già dirigente dell'Unione delle ragazze francesi nella regione del Rodano.
All'inizio della seconda guerra mondiale Lina, come molte altre italiane, è arrestata dalla polizia francese e internata, con altre antifasciste, nel campo di Rieucros. È nel 1941 che Lina Fibbi, su indicazione del PCI e fidando sul fatto che in pratica non aveva mai vissuto in Italia, chiede alle autorità francesi di essere rimpatriata. La richiesta è accolta, ma appena la Fibbi arriva a Ventimiglia è arrestata dalla polizia italiana: sei mesi di carcere a Firenze, poi, in assenza di prove a suo carico, il provvedimento di due anni d'ammonizione e la sorveglianza speciale.
Con la caduta del fascismo, Lina Fibbi è chiamata ad operare nel servizio clandestino della direzione del PCI dell'Interno. Quando a Milano si costituisce il Comando generale delle brigate Garibaldi entra a farne parte e comincia il lavoro di organizzazione dei Gruppi di difesa della donna, ma prevalentemente si occupa dei collegamenti e di delicate missioni per conto del Comando delle Garibaldi.
Dopo la liberazione, la Fibbi assolve svariati compiti di direzione politica e sindacale: tra l'altro è per molti anni segretaria della FILT, la Federazione degli operai tessili della CGIL. È stata deputata del PCI nella quarta e nella quinta legislatura (1963-1972).