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Urbano Lazzaro

Nato a Quinto Vicentino nel 1924, deceduto a Vercelli il 3 gennaio 2006, impiegato.

Era in servizio nella Guardia di Finanza quando, dopo l'armistizio, fu catturato dalle SS. Doveva essere avviato in un campo di concentramento in Germania, ma riuscì a evadere e, passando per la Svizzera, a raggiungere le prime formazioni partigiane nel Comasco. Col nome di battaglia di "Bill" entrò, nonostante fosse d'orientamento monarchico, nella 52a Brigata Garibaldi, della quale divenne vice commissario politico. Fu "Bill" ad arrestare a Dongo, il 27 aprile 1945, Benito Mussolini. Il capo del governo della Repubblica sociale italiana, camuffato da soldato tedesco, stava tentando di espatriare su un camion di una colonna della Flak, che era stata autorizzata a raggiungere la Svizzera. Scoperto dai partigiani, Mussolini, che sarebbe stato giustiziato per ordine del Comando generale del CVL, fu arrestato da Urbano Lazzaro "in nome del popolo italiano". Sul preciso ruolo avuto da "Bill" nella vicenda, le testimonianze non sono concordi. Si sa per certo soltanto che a "Bill" furono affidate le borse che il dittatore in fuga portava con sé. Sul loro contenuto (valori e documenti importantissimi) e dove siano finiti, è stata fatta ogni sorta d'illazione, anche sulla base delle memorie che Lazzaro, nel dopoguerra (era diventato funzionario della Società idroelettrica piemontese, per la quale ha girato il mondo, tanto che due delle sue tre figlie risiedono in America latina), ha largamente pubblicato. Tra le rivelazioni ad effetto rilasciate da "Bill", quella che a giustiziare Mussolini, non sarebbe stata la squadra composta da Walter Audisio, Aldo Lampredi e Michele Moretti, ma Luigi Longo in persona. La "rivelazione" fu fatta per la prima volta nel 1996 in Brasile, in un'intervista rilasciata a Wladimiro Settimelli, allora redattore dell'Unità, che non trovò mai riscontri a quanto dichiarato dall'ex partigiano. L'atteggiamento assunto dopo la Liberazione da Urbano Lazzaro, ha suscitato molte diffidenze tra i suoi ex compagni di lotta, specialmente dopo che, nel 1997 (tornato in Italia, si era stabilito a San Germano Vercellese, paese della moglie), aveva accettato di tenere una conferenza in un circolo postfascista, definendo "arbitraria" l'esecuzione del "prigioniero eccellentissimo".