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Celeste Negarville

Nato ad Avigliana (Torino) il 17 giugno 1905, deceduto a Roma il 18 luglio 1959, operaio, dirigente e parlamentare comunista.

A Torino, dove è stato il primo sindaco eletto dopo la Liberazione, anche molti suoi compagni (stando attenti a non farsi sentire da lui), lo chiamavano - per la distinzione e la finezza del tratto - "il marchese". In realtà, Carlo Celeste Negarville (questo il suo nome completo, che qualcuno abbreviava familiarmente in "il Nega"), così come il fratello minore Osvaldo, aveva lavorato in fabbrica, da operaio, sin da ragazzo. Durante la Prima guerra mondiale, interrotti gli studi secondari, era entrato alla Diatto e poi alla Spa e alla Giacchero e aveva partecipato alle prime lotte operaie. Nel 1919, non ancora quindicenne, si iscrisse alla Federazione giovanile socialista e si avvicinò al gruppo dell'Ordine Nuovo. Nel 1920, durante l'occupazione delle fabbriche, fu "guardia rossa" e nel 1922 divenne segretario della Sezione comunista torinese di Borgo San Paolo. Ricordiamo qui, per sommi capi, le tappe dell'attività politica di Celeste Negarville. Alla fine del 1922, dopo gli assassinii di sindacalisti e dirigenti comunisti per mano delle squadracce di Brandimarte e l'incendio della Camera del Lavoro, Negarville fu tra i tanti antifascisti arrestati dalla polizia. Durante il processo, al quale si sottrasse riparando in Francia, lavorò un paio di mesi alla Renault. Assolto per insufficienza di prove e tornato in Italia, nel 1924 fu eletto segretario della Federazione giovanile comunista di Torino. Il 1926 lo vede, prima, responsabile della stessa organizzazione per le Tre Venezie e poi, col passaggio in clandestinità, in Campania, in Emilia e nel Veneto. Nel 1927 l'arresto a Bologna e, quindi, nel 1928, il processo davanti al Tribunale speciale, che condanna Negarville a 12 anni di reclusione per ricostituzione del Partito comunista e cospirazione. Sconta la pena ad Ancona, a Volterra, a "Regina Coeli", a Castelfranco Emilia e a Fossano. Mentre è in questo carcere, riesce a rimettersi in contatto con il Centro estero del suo partito, ma è scoperto e finisce a Civitavecchia. Grazie ad amnistie e condoni, il giovane dirigente comunista è scarcerato nel 1934 e ripara in Francia. Designato segretario della Federazione giovanile comunista italiana, dal 1935 al 1938 è a Mosca, come membro del "presidium" dell'Internazionale giovanile comunista. Tornato in Francia, dove è tra i redattori del giornale La voce degli italiani e di Lettere di Spartaco, Negarville riprende l'impegno dell'organizzazione clandestina del partito in Italia. Nel gennaio 1943 è, a Milano, tra gli organizzatori degli scioperi del marzo. Dopo il 25 luglio, nei 45 giorni del Governo Badoglio, dirige l'Unità e, dopo l'armistizio, rappresenta i comunisti nella giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale. Primo direttore de l'Unità legale, Negarville è nominato membro dell'Alta Corte di Giustizia. Sottosegretario agli Esteri nel Governo Parri e poi nel primo Gabinetto De Gasperi, è eletto tra i costituenti. Senatore di diritto nel 1948, nel 1953 Celeste Negarville è rieletto al Senato e nel 1958 è eletto deputato. Negli stessi anni ricopre anche importanti incarichi nel suo partito. Nel 1955 è stato pure nominato responsabile del Movimento nazionale dei Partigiani della pace. "Il Nega" - come ricorda Diego Novelli nel suo libro Com'era bello il mio Pci (Melampo editore, 2006) - nelle patrie galere aveva fatto una 'università speciale'. "Conosceva a memoria tutti i canti dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso... Ci esortava a studiare dicendoci: «Ricordatevi, l'istruzione è obbligatoria, mentre l'ignoranza è facoltativa»". Non a caso, quindi, il nome di Celeste Negarville compare, nel 1945, tra quelli degli sceneggiatori di quel capolavoro del realismo che è Roma città aperta di Roberto Rossellini. Al suo primo sindaco eletto dopo la Liberazione, la città di Torino ha intitolato una strada nel quartiere di Mirafiori Sud.