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Enzo Biagi

Nato a Pianaccio (Bologna) il 9 agosto 1920, deceduto a Milano il 6 novembre 2007, giornalista.

Lui, come amava raccontare, era figlio di un operaio; è diventato "il più grande cronista nella storia del giornalismo italiano", come l'ha definito un collega che lo conosceva bene. Aveva cominciato, ancora ragazzino, la professione (anzi il "mestiere", come preferiva dire), al Resto del Carlino. L'aveva interrotta nel momento delle scelte, quando era entrato a far parte della Divisione partigiana "Bologna" di "Giustizia e Liberta".
Dopo la Liberazione e per tutta la vita, l'impegno totale nel giornalismo, senza mai venire a patti con le sue idee. Lasciò il Carlino nel 1951, quando entrò in contrasto con la proprietà che lo considerava un "comunista sovversivo", perché Enzo Biagi aveva firmato il Manifesto di Stoccolma contro la bomba atomica. Non sarebbe stata la sola porta sbattuta in tanti anni di professione, da quella di Epoca (quando, dopo la strage di Reggio Emilia, aveva titolato la copertina della rivista che dirigeva Sette poveri morti), a quella del Corriere della sera (quando vennero alla luce i legami tra la direzione del giornale milanese e la "loggia P2" di Licio Gelli).
Non ebbe bisogno di sbattere la porta alla Rai, che nel 2002 lo bandì dopo l'«editto bulgaro» di Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio. La scomparsa di Enzo Biagi ha lasciato un grande sconforto tra estimatori ed amici.
Il Presidente della Repubblica ha inviato ai famigliari del giornalista un messaggio che dice: "Scompare con Enzo Biagi una grande voce di libertà. Egli ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della televisione, presidiandone e garantendone l'autonomia e il pluralismo. Il suo profondo attaccamento - sempre orgogliosamente rivendicato - alla tradizione dell'antifascismo e della Resistenza, lo aveva condotto a schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana. L'amore per l'Italia e la conoscenza della storia nazionale avevano ispirato la sua opera di scrittore e le sue indagini nel vivo della realtà italiana. A Enzo Biagi uomo di genuina ispirazione socialista e cristiana rendo riconoscente omaggio a nome del Paese, esprimendo con commosso ricordo personale la più affettuosa vicinanza e solidarietà ai suoi familiari in questo momento di dolore e di rimpianto". La salma di Biagi (esposta per due giorni nella camera ardente dell'ospedale milanese dov'era stato ricoverato e qui visitata da centinaia di personalità e semplici cittadini), è stata tumulata, accanto a quella della moglie, nel cimitero di Lizzano in Belvedere, a Pianaccio. Sulla giacca del defunto, il distintivo dei partigiani di "Giustizia e Libertà"; nell'aria il canto di "Bella ciao".