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Carlo Venegoni

Nato a Legnano (Milano) il 7 maggio 1902, deceduto a Milano il 21 febbraio 1983, operaio, dirigente politico e sindacale comunista.

Nato in una famiglia operaia, a 12 anni fa il primo ingresso in fabbrica, al Cotonificio Cantoni. Tre anni dopo passa alla Franco Tosi, grande azienda metalmeccanica legnanese. Nel 1917, in pieno conflitto mondiale, con il fratello Mauro promuove un circolo giovanile socialista a Legnano, di cui è nominato segretario.

Nel 1920, a 18 anni, Carlo si mette in luce come organizzatore sindacale nel corso del movimento dell’occupazione delle fabbriche. Licenziato per rappresaglia con altri 5 leader dell’agitazione nel grande stabilimento, conosce anni di autentica miseria.

Nel 1920 i due fratelli aderiscono alla frazione comunista del PSI, e dopo il congresso di Livorno (gennaio 1921) fondano la sezione comunista di Legnano, che recluta centinaia di iscritti, attirando l’attenzione dei dirigenti del Partito. Nel 1924, dopo alcuni incontri con Antonio Gramsci, Carlo è inserito nella delegazione italiana che partecipa a Mosca al V Congresso dell’Internazionale comunista. Lì mette in luce tutto il suo carattere, opponendosi a Stalin, che chiedeva agli italiani di appoggiare a scatola chiusa alcune risoluzioni del partito sovietico.

Rientrato in Italia si batte contro l’esautoramento di Bordiga dalla segreteria del partito a opera della nuova maggioranza guidata da Gramsci e Togliatti, e al Congresso di Lione del PCd’I (1926) è eletto nel Comitato Centrale, in rappresentanza della tendenza di sinistra.

A lui viene affidato il compito di ricostruire, con altri, la Confederazione Generale del Lavoro, dopo la rinuncia dei dirigenti riformisti. Entrato in clandestinità, mentre il regime fascista rafforza la repressione del dissenso, viaggia tra Milano, Torino e Genova per costruire il sindacato.

Arrestato nell’estate del 1927 a Torino, è condannato a 10 anni di prigione dal Tribunale Speciale. In carcere – a Volterra, Alessandria e Porto Longone – con l’aiuto di altri dirigenti imprigionati si dedica appassionatamente allo studio.

Messo in libertà nel 1933, è sottoposto per anni a uno strettissimo regime di libertà vigilata, con l’obbligo di rientrare in casa dopo il tramonto. Sono anni durissimi, perché nessuno offre un lavoro a un oppositore dichiarato del regime.
Nel giugno 1940, all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia, è arrestato e rinchiuso nel campo di concentramento di Colfiorito (Perugia): tornerà in libertà soltanto all’indomani della caduta del fascismo, il 25 luglio 1943.

Rientrato a Legnano, col fratello Mauro e coi fratelli minori Pierino (nato nel 1908) e Guido (nato nel 1919) Carlo riorganizza le fila del movimento antifascista, tanto che già la mattina del 9 settembre 1943, all’indomani dell’armistizio, Carlo tiene un affollatissimo comizio all’interno dello stabilimento della Franco Tosi, mentre i fratelli con altri compagni immobilizzano e disarmano le guardie agli ingressi.

Seguono mesi di duri scontri con tedeschi e fascisti, e di aspre discussioni con i dirigenti milanesi del Partito comunista, che si concludono nell’estate 1944, con il rientro di tutto il gruppo legnanese nel partito (con l’eccezione di Mauro, espulso dal collettivo comunista delle Tremiti nel 1942).

Il 28 agosto 1944 Carlo è arrestato dalla GNR in una tipografia milanese dove sta stampando “l’Unità” clandestina. Consegnato alla Gestapo, il 7 settembre è deportato nel campo di Bolzano. Qui entra a far parte, in rappresentanza dei comunisti, di un comitato clandestino dei deportati, e conosce Ada Buffulini che rappresenta i socialisti e che diverrà sua moglie nel dopoguerra.

Evaso dal campo di Bolzano il 25 ottobre, rientra a Milano in tempo per rivedere il fratello Mauro, che una settimana dopo sarà catturato e torturato a morte dalle Camicie Nere.

Trasferito a Genova dal CLN, assume la responsabilità delle SAP di Genova Centro e partecipa alla direzione dell’insurrezione nell’aprile 1945.

Segretario generale della Camera del Lavoro di Genova dopo la liberazione, nel 1946 è a Roma alla CGIL, al fianco di Giuseppe Di Vittorio . Nel 1955 gli viene affidata la segreteria generale della Camera del Lavoro di Milano (incarico che sarà negli anni 1969-70 del fratello Guido).

Deputato comunista dal 1948 al 1963, a lungo presidente nazionale del Patronato INCA, consigliere comunale di Legnano e poi di Milano, membro fino alla morte del comitato federale del PCI milanese, fu fino all’ultimo una personalità indipendente e critica.

Carlo Venegoni è sepolto insieme ai fratelli Mauro e Pierino nel campo dei partigiani del cimitero di Legnano. La Camera del Lavoro legnanese è stata intitolata ai fratelli Venegoni.

(a.l.)