Salta al contenuto principale

L'alleanza con Hitler e la guerra mondiale

Hitler approfitta della situazione creatasi a livello europeo con l'occupazione italiana dell'Etiopia, nel 1936, rimilitarizzando la Renania, regione tedesca al confine con Francia, Belgio e Lussemburgo, “disarmata” sulla base del Trattato di Versailles (1919) e del Patto di Locarno (1925).

Nello stesso anno si costituisce il cosiddetto Asse Roma-Berlino, patto d'amicizia tra governi che si ritengono delusi dalla politica di Versailles e, in generale, dalla Società delle Nazioni. L'alleanza, di tipo ideologico, politico e militare, si concretizza subito nella partecipazione italo-tedesca alla guerra civile spagnola, al fianco delle forze franchiste e, nel 1938, nel via libera dell'Italia all'annessione tedesca dell'Austria (Anschluss).

Il clima politico europeo è oramai rovente ed è in questo contesto che si tiene la Conferenza di Monaco (settembre 1938), alla quale partecipano Italia, Germania, Francia e Inghilterra. Scopo dell'incontro è discutere del destino della Cecoslovacchia (non invitata e quindi assente), della quale il Terzo Reich rivendica i territori dei Sudeti. Si concede a Hitler ciò che chiede, sperando così di soddisfarlo e di scongiurare una guerra più ampia, ma già nel marzo del 1939 le truppe tedesche occupano Praga. Nel frattempo, Mussolini decide di approfittare dell'immobilismo delle altre potenze europee occupando l'Albania.

In maggio Italia e Germania stipulano il Patto d'Acciaio, vera e propria alleanza militare per la quale Mussolini si impegna senza avere una reale conoscenza dei piani bellici di Hitler. Il duce è interessato solo ad avere un alleato forte per far valere quanto prima le proprie rivendicazioni sulla Francia (Tunisia, Gibuti, Corsica, Nizza e Savoia). Il patto obbliga le due potenze al sostegno reciproco sia da un punto di difensivo, sia da un punto di vista offensivo; Germania e Italia sono inoltre vincolate alla consultazione reciproca e al divieto di firmare, in caso di guerra, paci separate.

Il 1° settembre 1939 le truppe tedesche invadono la Polonia. Il 3 settembre, Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania. È l'inizio della seconda guerra mondiale.

In poco tempo le truppe di Hitler occupano Polonia, Danimarca, Norvegia, Belgio, Olanda e Francia. L'Italia, che ha scelto la non belligeranza in ragione dell'impreparazione al conflitto da parte delle forze armate, rischia di perdere l'occasione di partecipare alla (presunta) imminente vittoria degli alleati tedeschi. Così, il 10 giugno 1940, anche l'Italia dichiara guerra alla Francia, ormai vinta, ed entra nel secondo conflitto mondiale.

È una guerra che l'Italia non è in grado di combattere, come dimostrano, da lì a poche settimane, le difficoltà sul fronte occidentale e su quello balcanico. Nell'ottobre 1940, infatti, Mussolini ha deciso di attaccare la Grecia, che viene piegata solo grazie all'intervento tedesco. Anche in Africa, solo il soccorso degli alleati dell'Asse permette di far retrocedere le inglesi. La Germania è dunque impegnata su più fronti contemporaneamente: il 22 giugno 1941 si avvia anche l'Operazione Barbarossa, l'invasione dell'Unione Sovietica, da tempo preparata dal Fuhrer. Questo attacco, insieme all'ingresso in guerra degli Stati Uniti, segna una svolta nel conflitto, e frena l'avanzata vittoriosa di Hitler.

Il popolo americano è da tempo e in maggioranza schierato sentimentalmente con Francia e Gran Bretagna, ma poco disposto a partecipare al conflitto. È l'attacco aereo dei giapponesi, alleati di Italia e Germania, alla flotta americana a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) a rendere inevitabile la dichiarazione di guerra.

Nel novembre 1942, con la battaglia di Stalingrado, i tedeschi e gli italiani vengono costretti alla ritirata. L'Armata italiana in Russia (Armir) viene quasi completamente distrutta, e il rimpatrio dei pochi che non muoiono in combattimento o non finiscono in prigionia avviene tra immense difficoltà e atroci sofferenze causate da freddo e dalla mancanza di organizzazione.

I sovietici riprendono così la controffensiva, riconquistando il Mar Nero e arrivando, nel 1944, alle porte di Varsavia. Nello stesso anno, vengono liberate e occupate Romania, Bulgaria, Slovacchia orientale. Le truppe di Mosca cominciano inoltre a penetrare in Jugoslavia dove, da tempo, operano i partigiani guidati dal maresciallo Tito (1892-1980).

Nel contempo, le truppe tedesche sono duramente impegnate ad affrontare gli Alleati sui fronti africani (fino al maggio 1943) e, dopo lo sbarco in Normandia (6 giugno 1944), nella stessa Europa.