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L'impegno dell'Anpi per un'Italia più giusta

Relazione introduttiva del presidente Smuraglia

Relazione conclusiva del presidente Smuraglia

Ordine del giorno - ANPI Regionale Emilia-Romagna
Ordine del giorno - ANPI Reggio Emilia

In ricordo di Umberto Carpi

Risorgimento, Resistenza, Costituzione, scritti e interventi di U. Carpi

Il precedente Consiglio

Atti del Consiglio nazionale ANPI del 19-20 ottobre 2013

Questa la sintesi della relazione di Carlo Smuraglia, presidente Anpi, che ha aperto oggi, 25 ottobre, a Chianciano, i lavori del Consiglio nazionale dell'Associazione.


Non essendoci il tempo materiale per stendere una relazione completa, dati gli impegni gravosissimi di quest’ultimo periodo, ma ritenendo opportuno fornire una traccia per la discussione a chi intenderà intervenire nel dibattito, ho ritenuto utile predisporre una sorta di sommario degli argomenti che saranno trattati nella relazione orale. La sintesi sarà maggiore sulla parte, per così dire, storico-ricognitiva degli eventi e delle iniziative; e sarà invece più estesa per la parte più attuale, problematica e proiettata verso il futuro.
Naturalmente, la relazione orale sarà registrata e in seguito trascritta - assieme alle conclusioni – e sarà inviata a tutti i componenti del Consiglio Nazionale ed a tutti gli organismi provinciali, come base di una discussione e di un confronto che, nei prossimi mesi, impegnerà tutta l’ANPI, appunto verso il suo futuro, pur restando ancorata saldamente alla nostra storia.

1. Un anno di eventi, in Italia e fuori
1.1. Il Governo Letta – le Primarie del PD, la vittoria di Renzi: il brusco passaggio di consegne da Letta a Renzi; l’insediamento del Governo Renzi il 12 Febbraio; gli impegni: ogni mese una riforma, il cambiamento della società e della politica, le riforme; i provvedimenti più significativi.
Riforma del Senato – legge elettorale; provvedimenti in materia economica (il bonus di 80 Euro); il D.L. (12 Marzo) sul contratto di lavoro a tempo determinato; desecretazione degli atti relativi alle stragi; l’avvio della riforma della P.A.; il provvedimento “sblocca Italia”; provvedimenti sulla giustizia civile.
Il cambiamento di passo. Il programma 1000 giorni, “passo dopo passo”. La legge delega sul lavoro (Job’s Act) – approvata con la fiducia.
La legge di stabilità e l’attesa delle decisioni europee e del dibattito parlamentare (blindato?). Nuovi annunci (il bonus alle mamme; valutazione sull’incremento di posti di lavoro).
Le Elezioni europee e il successo del Partito Democratico

1.2. Eventi diversi dalle vicende governative e legislative italiane:
Secondo il Pontefice, è già scoppiata la terza guerra mondiale. Di fatto, ci sono state e ci sono tante guerre in corso, tanta violenza. La “primavera” del mediterraneo, franata sotto la rinascita dei poteri militari in Egitto e dell’islamismo in diversi Paesi. La difficile situazione del Medio oriente. La guerra di Israele in Palestina e la durissima repressione a Gaza. Problemi, difficoltà in tutto il Medio Oriente; rinasce, in altra forma, il terrorismo. La guerra si affaccia anche ai confini tra Ucraina e Russia; un autentico pericolo per la pace in Europa.
Tendenze di destra antieuropea e xenofoba in varie parti di Europa.
La difficile formazione delle istituzioni europee.
Il dramma dell’immigrazione: l’operazione Mare Nostrum e i progetti di altre misure, meno efficaci. Il relativo distacco dell’Europa.

1.3. In Italia, si consolida l’asse Renzi-Berlusconi, (dal patto del Nazzareno – 18 gennaio – in avanti) e su questo si fondano le più rilevanti decisioni. Le difficoltà dei partiti di Governo. Le difficoltà di tutti i Partiti (perdita di iscritti, di strutture, di autorevolezza e di capacità propositive).
Un quadro allucinante di corruzione a tutti i livelli e di progressiva invasione delle mafie, anche nelle aree non tradizionali.
Lo spostamento della Lega, gli accordi con le destre: un tentativo lepenista di porsi alla testa di una destra “conservatrice e nera”. Gli sbandamenti del Movimento 5 Stelle.
La politica: la necessità assoluta di un vero rinnovamento, per collegarsi alle indicazioni della Costituzione (art. 49).
Preoccupazioni per il populismo e per la diminuzione degli spazi di democrazia, di rappresentatività e di esercizio della sovranità popolare.
Infine qualche dato:
- I più recenti dati ISTAT danno la disoccupazione al 12,3 % ( oltre tre milioni di disoccupati), un numero elevato di precari; una consistente percentuale di inattivi (36,4 %).
- Da un sondaggio effettuato di recente su che cosa interessa di più gli italiani, risulta al primo posto il lavoro; all’ultimo la riforma del Senato.

1.4. Valutazione complessiva: una situazione difficile e precaria su tutti i fronti, interni ed esterni. Tendenze preoccupanti e rischi per il Paese, nella crescente difficoltà di uscire finalmente dalla crisi, mentre si spera ancora di risolverla sulla base dell’equità e della giustizia sociale. Il distacco dei cittadini, l’indifferenza, la convinzione dell’ultima spiaggia e della mancanza di alternative. Poca attenzione alle riforme costituzionali ed alle questioni di fondo (crescita, sviluppo, creazione di posti di lavoro, trattamento “ dignitoso” del lavoro) e poco impegno – dei cittadini e delle istituzioni – sul piano dell’antifascismo e della democrazia.
Perfino il movimento per la Pace si spacca (la marcia Perugia-Assisi).
Non ci sono opposizioni “ vere”, né fuori né dentro il Parlamento.
La minaccia dell’assenteismo sta cominciando ad investire perfino le Primarie (v. il caso dell’Emilia Romagna).


2. La posizione dell’ANPI su questo universo in difficoltà
2.1. Abbiamo preso posizione – sia pure nei nostri limiti – sulla guerra Israele-Palestina, sul conflitto Ucraina-Russia-Europa e sulla pace. Dovremo prendere posizione sul terrorismo islamico, su “Frontex” per il Mediterraneo e, secondo alcuni, più netta per alcune determinate situazioni. Cerchiamo, però, di attenerci a criteri generali, fondandoci sempre sulla libertà dei popoli e sulla ricerca delle soluzioni pacifiche, non potendo addentrarci su terreni più specifici, senza assumere posizioni pericolose anche per la nostra unità.
Cercheremo, attraverso un seminario che abbiamo in programma, di raggiungere una linea unitaria sulla complessa e controversa questione dei confini orientali e degli esuli istriani.
Sulle questioni interne del nostro Paese, abbiamo preso posizioni molto nette sull’esigenza di rinnovamento della politica, con un documento del 12 marzo 2014, che abbiamo richiamato, anche di recente, riportandone il testo sulla Newsletter n. 135 del 1/8 ottobre. Con altro documento dell’aprile 2014, come base e lancio per il Convegno all’Eliseo, abbiamo preso posizione sulle Riforme, con un titolo significativo: “Riforme, rappresentanza, coerenza costituzionale nel Parlamento: una questione democratica”. Su di esso si è svolta un’affollata assemblea al Teatro Eliseo a Roma, manifestando contro il progetto di riforma del Senato e contro quello della Legge elettorale, ponendoli come un problema di democrazia.
Abbiamo insistito su questa linea, nel corso del dibattito parlamentare, distribuendo un opuscolo orientativo, cercando di parlare ai parlamentari ed ai cittadini. L’8 agosto, il progetto – con qualche modifica – è stato approvato al Senato: una prima lettura cui devono seguirne altre tre, con una concreta possibilità che al termine ci sia il referendum.
La riforma del Senato. A nostro parere, è sbagliata, perché – nella sostanza – elimina il Senato come vero organo di rappresentanza e di equilibrio. La soluzione approvata è inaccettabile ed è certo, a nostro avviso, che non potrà funzionare. Meglio sarebbe stato cogliere l’esigenza reale, che era quella di differenziare il lavoro delle due Camere, mantenendo ad entrambe l’elettività, funzioni adeguate anche se diverse, e semmai facendo del Senato, davvero, una Camera alta, anche per le maggiori competenze acquisite.
Comunque, sul punto, non ho che da rinviare a quanto ho scritto molte volte sulla Newsletter, prima e dopo l’approvazione in prima lettura. Devo solo rilevare, per completezza, che si è colta l’occasione della riforma per compiere altre due operazioni, certo non corrispondenti ad esigenze democratiche: l’elevazione del numero delle firme richieste per l’iniziativa popolare (da 50.000 a 300.000) e l’aumento dei poteri del Governo, sul calendario del Parlamento. Anche in questo caso non occorrono commenti.
La riforma della legge elettorale. Siamo contrari, perché non si restituisce, come si era promesso, la parola ai cittadini, non ammettendo preferenze o collegi nominali o altre soluzioni che evitino il “Parlamento dei nominati”, prevedendo sbarramenti troppo alti e premi di maggioranza eccessivi.
Il mix delle soluzioni fin qui approvate, a nostro avviso, pone serissimi problemi di rappresentanza, di possibilità per i cittadini di esprimere la loro volontà e i loro intenti; concentra in una sola Camera tutti i poteri, fa correre al Paese il rischio di un sistema populista, con tendenze autoritarie. Per questo, si tratta di una questione di democrazia, la cui riduzione di spazi si manifesta in molte altre forme, più volte da noi denunciate.
Altra tematica di cui abbiamo dovuto occuparci, necessariamente, è quella del LAVORO, ripetendo – in varie occasioni – la necessità di un piano per la crescita, lo sviluppo, e l’occupazione, al di là di misure contingenti (inutili ed in alcuni casi dannose) che mirano a modificare le regole e il sistema del diritto del lavoro.
Da ciò una critica forte, non solo al provvedimento sul contratto di lavoro a tempo determinato, ma anche a quello che è stato chiamato Job’s Act, nel quale – a prescindere da alcuni aspetti potenzialmente positivi – non riusciamo a scorgere altro se non un disegno liberista, basato sulla convinzione (errata) che ciò che incide su investimenti e consumi è il costo del lavoro, laddove il problema è ben più complesso e gli ostacoli derivano – semmai – da una burocrazia inefficiente, dalla corruzione, dalla pressione e dai ricatti delle mafie. Siamo assolutamente contrari, comunque, a che si rimetta in discussione lo Statuto dei lavoratori, che si pretenda di abolire (per di più dal Governo) l’art. 18 e si cerchi anche di distruggere o quanto meno ridurre quella norma fondamentale del Codice Civile, che impone, a pena di nullità, di assegnare il lavoratore alle mansioni per cui è stato assunto.
Abbiamo più volte esercitato la critica su altri temi rilevanti sul piano delle nostre finalità quali, ad esempio, tutti quei comportamenti e attività che incidono negativamente sulla democrazia: gli accordi più o meno segreti, l’imposizione della volontà della maggioranza senza spazi per la dissidenza e neppure per la discussione, svalutazione dei corpi intermedi, lo svuotamento del Parlamento a vantaggio solo del Governo, le fiducie, i decreti-legge a contenuto variopinto, le leggi delega contrarie all’articolo 76 della Costituzione, una sostanziale indifferenza delle istituzioni a fronte delle crescenti manifestazioni di nazifascismo, in Italia ed in Europa, la politica dell’annuncio (spesso fatto anche in sedi improprie) e così via.
Da ultimo dobbiamo esprimere il nostro dissenso da quella parte della legge di stabilità che, al di là dei pomposi annunci, non possono essere ufficiali, se non altro per la mancanza di adeguate coperture. Non è nostro compito entrare nei dettagli, ma per limitarci solo ad un aspetto, non possiamo non rilevare che la decantata decontribuzione per i contratti a tempo indeterminato (solo per i datori di lavoro), da molti organi di stampa è considerata assai limitata come manovra (sul Corriere della Sera si legge un articolo, secondo il quale i fondi previsti si esaurirebbero in pochissimo tempo, non essendo adeguati; e devo proprio aggiungere che prevedere dei benefici per i datori di lavoro, e consentire al tempo stesso (se sarà eliminato l’art. 18), la possibilità di licenziare senza giustificazione e senza obbligo di reintegrazione, è non solo contraddittorio, ma socialmente iniquo.

2.2. Siamo legittimati a prendere queste posizioni? Rientrano nelle nostre facoltà “istituzionali” o invadono il campo della politica (e quale? Quella generale, aristotelica, oppure quella dei partiti?)?
Il richiamo al nostro Statuto, alle nostre finalità, al documento politico approvato dal Congresso (che non va dimenticato, perché è parte essenziale del nostro bagaglio), ai valori costituzionali, è il nostro attributo naturale e contemporaneamente il nostro limite, di cui dobbiamo avere consapevolezza.
Quattro connotazioni si impongono: il rispetto della nostra identità (maturata attraverso la nostra storia), il rispetto assoluto della nostra autonomia nei confronti di chiunque, l’impossibilità di riconoscere governi “amici”; la capacità di non trasformarsi mai né in un partito, né in una Associazione diversa dalla nostra storia, né in qualunque cosa che non attenga alla nostra essenza fondamentale.
Così si definisce la nostra linea; e così essa deve essere applicata in concreto; senza sbavature e deviazioni.
Il tutto nel rispetto delle regole interne, statutarie o non scritte, elemento fondamentale per presentarci in modo unitario, come sintesi della complessità e del pluralismo che ci contraddistingue.
Alcuni problemi, su questo piano, ci sono, in qualche zona periferica.
Fondamentale il fatto che ne abbiamo discusso più volte in Comitato Nazionale e la posizione assunta da me e dalla Associazione è sempre stata approvata con voto unanime.
Un esempio: la manifestazione della CGIL.
Riferimenti particolari al documento politico del Congresso ed al nostro ruolo di coscienza critica del Paese. Un ruolo che ha bisogno di essere costantemente definito e rispettato.

2.3. Le nostre iniziative ed i nostri progetti.
Che cosa abbiamo fatto, in sede nazionale, in questo anno, di saliente; al documento sulla politica ed ai documenti sulle riforme ho già accennato. Altri documenti abbiamo diffuso sulle elezioni europee e su quelle amministrative. Continuiamo ad intervenire sui temi costituzionali, politici generali, sul lavoro.
Come iniziative, ricordo: la manifestazione all’Eliseo (riuscitissima anche se a pochi giorni dal 25 aprile); la celebrazione dell’anniversario della nascita dell’ANPI, il Convegno del 30 marzo a Roma su fascismo e antifascismo, la partecipazione, concordata, alla manifestazione nazionale a Modena il 2 giugno (“Per un’Italia libera e onesta – ripartiamo dalla Costituzione”); il Convegno sulle Donne e la ricostruzione del Paese, dell’11 ottobre; il Convegno a Milano sugli scioperi del 1944, assieme alla Fondazione Di Vittorio; il fascicolo speciale di “Patria” sul 70°, il fascicolo speciale sulle Repubbliche partigiane e il relativo Convegno di presentazione all’Università di Roma, il 2 ottobre. A queste iniziative esterne ed interne vanno aggiunti: un incontro con i Coordinatori regionali e con alcuni Presidenti provinciali, a Roma, il 7 giugno; un seminario su “Patria”; un seminario per coordinare la ricerca che stiamo facendo sull’apporto del Mezzogiorno alla liberazione; un seminario per un progetto multimediale sull’Italia dal 1918 al 1948, da utilizzare per i giovani e nelle scuole; i rapporti con gruppi parlamentari per la presentazione di una interpellanza sulle stragi nazifasciste, praticamente poi sottoscritta da tutti i Gruppi; un Convegno all’Università di Padova, organizzato dall’Università, dall’ Istituto Parri e dall’ANPI su “L’anno della svolta – 1943” (con la partecipazione diretta e con l’intervento del Presidente).
A tutto questo vanno aggiunte due realizzazioni veramente importanti: il Protocollo con il MIUR, di cui intendo spiegare meglio l’attuabilità al vertice e le potenzialità nella cosiddetta periferia; e una Convenzione che stiamo per firmare con l’ISMLI per confermare, irrobustire e rendere organica una collaborazione sul piano della ricerca storica e della formazione.

2.4. Cosa ci proponiamo di fare.
a) continuare nell’impegno sulla riforma del Senato e sulla Legge elettorale, accentuando l’informazione, la riflessione, il confronto, piuttosto che le grandi manifestazioni, d’intesa con le Associazioni principali (“Salviamo la Costituzione”, “Libertà e Giustizia”, “La rete”, i “Comitati Dossetti” e, per alcuni aspetti, la CGIL).
b) consolidare la memoria, rendendola sempre più attiva (meno ritualità, più riflessione, più coinvolgimento, più storia;
c) irrobustire l’impegno sul lavoro con l’apporto di docenti, economisti, studiosi della materia, per seguire l’iter di attuazione della delega, concentrandoci sui temi centrali (sviluppo, crescita, occupazione, dignità nel lavoro).
d) attuare il protocollo MIUR nelle scuole.
e) continuare il lavoro sulle stragi:
1. sollecitando la discussione parlamentare
2. continuando e irrobustendo la ricerca per un “Atlante delle stragi” (finora finanziato dalla Germania), un altro successo.
f) Convegno 23-24 gennaio a Napoli, a conclusione delle ricerche sul contributo del Mezzogiorno alla guerra di liberazione
g) Convegno del Coordinamento Donne su “ Gruppi di difesa della donna” (marzo 2015).
h) Seminario nazionale sui confini orientali ed esuli istriani (primi mesi del 2015).
i) un grande 25 aprile nazionale (è il 70°)
l) la Festa Nazionale dell’ANPI
m) diffusione del libretto sull’antifascismo oggi (atti del Convegno del 30 marzo).
n) l’attuazione di un progetto-concorso con le scuole e il MIUR.
Infine, nel 2015 comincerà la preparazione del Congresso nazionale, con i Congressi delle Sezioni e dei Comitati provinciali. Perciò, bisogna bloccare le Conferenze di organizzazione, se non strettamente necessarie, perché poi ci sarà un gran lavoro, sulla base dei documenti che la Segreteria nazionale predisporrà tempestivamente.


3. Le prospettive - L’ANPI verso il futuro o il futuro dell’ANPI
3.1. Il problema non è solo il congresso del 2016 e neppure solo quello del venir meno dei partigiani. Il problema è più complesso e riguarda il nostro essere nel presente e come affrontare una situazione sempre più complessa, tenendo ferma la nostra identità e le nostre finalità di fondo, nel quadro di un inesorabile mutamento generazionale.
Contrarietà al “passaggio del testimone” e convinzione, invece, che bisogna puntare tutto sulla continuità. Che significa avvalersi sino all’ultimo dell’esperienza dei combattenti per la libertà, ma facendo avanzare le nuove generazioni; non considerando – peraltro – solo il problema dei giovani, ma anche quello delle generazioni intermedie.
Come si risolvono, queste difficoltà? Tenendo ferma la barra sui nostri fondamenti: memoria attiva, coscienza critica, valenza massima dei valori costituzionali. A ciò aggiungerei l’antifascismo e la difesa intransigente degli spazi di democrazia, contro ogni forma di populismo e di autoritarismo.
A chi, peraltro, riversa sull’ANPI attese eccessive, bisogna rendere chiaro che non siamo un partito, né un sindacato; siamo l’ANPI e dobbiamo essere sempre e soltanto noi stessi, con la nostra identità e i nostri valori.

3.2. Ci sono, da risolvere e consolidare, problemi di rafforzamento organizzativo, sui quali dirò poche cose, riservando a Guerzoni il compito di sviluppare le tematiche in modo più approfondito, ma chiarendo, al tempo stesso, che non c’è una divisione tra politica e organizzazione che, invece, si compenetrano, perché tutti i problemi organizzativi sono anche, e soprattutto, politici (il tesseramento, il rapporto tra iscritti e militanti, le strutture organizzative, la composizione degli organismi dirigenti, e così via).
Stiamo usando fermezza, su questo, con molta attenzione anche nelle sedi in cui si manifestano problemi, con interventi di orientamento, con le conferenze di organizzazione già indette, e così via. Continuiamo, insistendo su alcune direttrici e con più iniziative, più partecipazione, più coinvolgimento di tutti gli iscritti, maggiori e più intensi rapporti con i Coordinatori regionali.
Le direttrici fondamentali sono: migliorare l’organizzazione strutturale, anche ai vertici dell’Associazione, più efficienza e più iniziative, più colloqui e confronti con i cittadini e le istituzioni, più formazione nel rispetto e nella attuazione della linea.

3.3. Ma il segreto fondamentale dello sviluppo e per affrontare il presente e il futuro nella maniera migliore, adeguandosi agli eventi, ai cambiamenti ed ai passaggi generazionali, sta in tre voci essenziali:
- Formazione per tutti, non solo per i giovani (ognuno, giovane o meno giovane, dovrebbe avere piena conoscenza del fascismo, dell’antifascismo, della Resistenza, della Costituzione, del dopo guerra, della storia dell’ANPI).
Quando si rileva, anche al nostro interno, che bisognerebbe elevare il livello culturale-politico dei nostri iscritti, devo rispondere che è giusto cercare di migliorare, ma questo deve essere un impegno per tutti gli organismi periferici, che non sempre hanno fatto o stanno facendo tutto ciò che occorre per la formazione. Fondamentale, comunque, soprattutto per i giovani, il rafforzamento e le esplicitazioni di una nuova idealità, che riesca a coniugare i valori tradizionali con l’attuazione dei diritti, di tutti i diritti. L’esempio di una Associazione come “Libera” che riesce a mobilitare molti giovani sul terreno della lotta alle mafie e della legalità, è veramente importante e ci indica una strada non solo possibile, ma necessaria.
- Inserimenti ponderati di giovani e donne negli organismi dirigenti.
- Circolazione delle idee e delle informazioni.

3.4. Mi soffermo su quest’ultimo aspetto, per dare una sguardo al nostro sistema informativo, che si basa su:
- Newsletter settimanale
- “Patria” (mensile di memoria e di cultura politica)
- Sito web (in fase di miglioramento)
- Facebook e Twitter
La Newsletter è stata istituita per rispondere ad un’esigenza da più parti manifestata: una presenza frequente e tempestiva sulle questioni principali, per una corretta informazione, per un primo orientamento e per promuovere – se del caso – discussioni e confronti. Siamo al numero 137, mi pare con diffusa soddisfazione. La news richiede un impegno notevole al Presidente, ogni settimana, ma vale la pena di continuare così perché qualunque altra soluzione non potrebbe assicurare la tempestività. È però importante che la news venga diffusa, dentro e fuori dall’ANPI; il che non sempre avviene in modo soddisfacente.
Il sito, che è in fase di miglioramento, perché divenga più chiaro, completo e di più facile accesso, è visitato in modo abbastanza soddisfacente: nell’anno solare 1 luglio 2013/30 giugno 2014 sono state lette 1.159.013 pagine, da 657.296 persone. È chiaro che bisogna riuscire ad ottenere un ulteriore e notevole miglioramento.
Siamo presenti anche su Facebook, dal 2009. Al momento, si contano 109.000 persone che ci seguono direttamente con un incremento, in un anno, del 31,25%.
Dal giugno 2009 siamo anche presenti su Twitter, con 23.800 persone che ci seguono.
È evidente che si tratta di risultati positivi ma forse ancora limitati, rispetto all’utilizzo medio di questi strumenti. Occorre incrementarli in modo consistente.
Infine, c’è “Patria”, il nostro mensile di cultura politica, dotato di una ricca tradizione e seguito da alcuni autorevoli appassionati, alle quali – però – non corrisponde una crescita di abbonamenti, che sono costantemente inferiori a tremila, mentre – per non essere in perdita ed ottenere un risultato politico soddisfacente - ne occorrerebbero almeno ventimila, con tendenza a crescere ulteriormente.
Abbiamo fatto l’impossibile per migliorarlo, e in parte – a giudizio di molti – ci siamo riusciti. Ma questo non ha spostato di un solo numero gli abbonamenti. Questo significa che anche i Comitati provinciali e le Sezioni non credono abbastanza in questo strumento, almeno al punto di impegnarsi. Poiché le perdite vengono ripianate dall’ANPI, ed ormai ascendono a cifre consistenti (l’ultimo intervento è stato di 100.000 Euro), è impossibile proseguire, perché questo non solo colpisce le scarse finanze dell’ANPI, ma preclude la possibilità di altre iniziative politiche.
Abbiamo tenuto, a metà settembre, un Seminario con dirigenti ed esperti ed abbiamo discusso a lungo. Poi ne abbiamo parlato anche in Comitato Nazionale.
La mia convinzione è che bisogna abbandonare in parte il cartaceo e pubblicare il nuovo mensile, con la stessa testata, on-line, pubblicando annualmente 3-4 fascicoli anche cartacei di approfondimento. Abbiamo progetti e stiamo esaminando preventivi di spesa. Ma credo che la via sia obbligata, non tanto e solo per risparmiare, quanto e soprattutto per migliorare la lettura e la circolazione delle idee, a tutti i livelli, vale a dire per contribuire alla formazione dei giovani e meno giovani anche sul piano culturale e politico. Ne discuteremo anche in questa sede, ma poi è urgente che l’organo competente (il CN) assuma una decisione definitiva, non emozionale, ma ispirata a razionalità.
C’è stato proposto un maggior coordinamento con giornali e bollettini locali. D’accordo, ma anche questi strumenti devono essere adeguati, non limitati al solo ricordo e non estesi a divagazioni pseudo- politiche.
Naturalmente, per affrontare il futuro, è necessario – oltre a quanto accennato – migliorare la nostra funzionalità, a tutti i livelli anche organizzativi e rafforzare la nostra visibilità, con un rapporto più intenso con le istituzioni, con le altre associazioni, con la stampa.

3.5. Sono circolate proposte per attrezzarsi diversamente, per modernizzare le nostre strutture e le nostre comunicazioni; qualcuno ha proposto anche la creazione di gruppi di lavoro per studiare in modo più approfondito e specifico il da farsi.
Io sono pronto a tutte le soluzioni, ma sono convinto che gli organismi attuali, assieme a qualche specifico seminario “aperto” ed assieme al complesso cammino che ci condurrà gradualmente fino al Congresso nazionale, siano perfettamente adeguati e sufficienti alla bisogna.
Insomma, sul nostro presente e sul nostro futuro dobbiamo realizzare una grande discussione di massa, con la maggior partecipazione possibile da parte di tutti gli organismi e di tutti gli iscritti. La parola d’ordine, a mio parere, è “rinnovamento nella continuità”; che significa guardare al futuro, tenendo sempre presenti le nostre radici e la nostra storia, facendo in modo di essere sempre in grado di affrontare le novità che l’Italia, l’Europa e il mondo provvedono a metterci davanti.
La base, ricordiamocelo sempre, è quella cui ho già accennato: una linea coerente con le nostre finalità e i nostri valori, applicata con saggezza, autonomia e indipendenza, con l’esercizio continuo di quella coscienza critica che è un altro dei nostri fondamenti. Non obbedendo a pregiudiziali conservatorismi, ma sapendo sempre distinguere tra i cambiamenti necessari e quelli che non servono al bene comune, ma rispondono ad esigenze ben diverse da quelle che coincidono con il bene collettivo e con i valori della Costituzione e, infine, con la nostra stessa storia.
Infine bisogna intensificare gli incontri con i giovani (tipo Ventotene) e quelli fra noi, importantissimi per consolidare solidarietà e fraternità.
Così si affronta il futuro, con serenità, ma con impegno, rinnovandosi quando occorre, ma sempre tendo conto dell’esperienza compiuta nella Resistenza, nella fase costituente e nel dopo guerra.


4. C’è un ultimo punto (i pericoli della democrazia), col quale intendo concludere. Non voglio suscitare allarmismi, ma una società e una politica con tendenza alla degenerazione, con la caduta dei valori fondamentali e con la riduzione di spazi della democrazia e della rappresentanza, costituiscono sempre un pericolo effettivo, di cui bisogna tenere conto, attrezzandosi per evitarlo.
Conosciamo bene il pericolo di un nuovo fascismo; e ce lo dimostrano non solo le sempre più frequenti uscite allo scoperto di gruppi ed organismi che in un modo o nell’altro, si richiamano al fascismo (non solo a quello in camicia nera) ed al razzismo.
Ma forse siamo meno attrezzati di fronte ai fenomeni più nuovi e recenti.
Il primo è il formarsi di una tendenza a collegare le peggiori tendenze razziste della Lega con quelle di organizzazioni tipicamente fasciste, seguendo il modello lepeniano. Non sono più le manifestazioni che sconfinavano nel ridicolo, ma di manifestazioni che cercano di suscitare e rafforzare i peggiori istinti egoistici della gente. E questo ha sempre, nella storia, rappresentato un pericolo; che è tanto più grave in quanto il fenomeno italiano si collega a quanto sta avvenendo in varie aree dell’Europa. Non bisogna sottovalutare nulla e cercare di creare antidoti adeguati. Significativo, al riguardo, il titolo di un recentissimo articolo di Gad Lerner (Repubblica 20 ottobre 2014): “la Lega verde-nera di Salvini e il fantasma dell’uomo forte”.
Il secondo punto è il populismo, che – come è noto – può assumere, anzi spesso assume, connotati all’apparenza bonari, ma non per questo meno pericolosi.
Il populismo trova un terreno tanto più fertile quanto meno esistono i partiti (quelli veri, corrispondenti all’articolo 49 della Costituzione), quando molti cittadini non credono più in nulla, si astengono dal voto (e di recente sembrano abbandonare anche le primarie), quando avanza l’antipolitica, si abbassa il livello di fiducia nelle istituzioni, comprese quelle di garanzia, quando nessuno sembra in grado di rispondere alle attese delle famiglie e della popolazione nel suo complesso.
Ci sono più tipi di populismo da quello tipicamente “nero”, a quello di Berlusconi, a quello bonario di alcuni Presidenti di Stati dell’America del Sud; noi dobbiamo diffidare di tutti e preoccuparci ogni volta che il populismo si esprime in una qualsiasi delle sue forme.
Il populismo approfitta della riduzione degli spazi di democrazia, quando viene ristretta la rappresentanza o quando il cittadino non si sente rappresentato, quando si sente il bisogno di un punto di riferimento che – col degrado di tutto il resto – finisce per essere “l’uomo solo al comando”.
Il populismo non coincide necessariamente col fascismo e con l’autoritarismo, ma può aprir loro la strada. Ed allora sono guai, come la storia ci insegna.
Fascismo e nazismo hanno costruito il loro potere sulle rovine di intere società, nel contesto di grave crisi, ed hanno offerto, all’inizio, un’apertura verso il nuovo e verso un futuro radioso. Poi, sappiamo come è andata a finire.
Non ci sono i presupposti uguali a quelli degli anni in cui è nato il fascismo in Italia e il nazismo in Germania. Tuttavia non bisogna creare gli spazi e le condizioni perché la storia possa ripetersi, naturalmente in forma diversa. Occorre, dunque, impegnarsi, tutti, perché prevalgano, su tutto, i valori di fondo della Costituzione, e siano risolti i gravissimi problemi economici, sociali e culturali che la crisi comporta e ingigantisce al tempo stesso. Ed è solo la partecipazione e l’impegno diffuso che possono impedire la realizzazione di quello a cui conduce il populismo, in una delle tante forme che esso assume.
In questo impegno, ovviamente, l’ANPI deve essere in prima linea; ce lo impongono lo Statuto e il documento politico del Congresso; e ce lo impone la nostra storia e il debito che abbiamo contratto con tutti coloro che sono caduti per la nostra libertà.

È disponibile la relazione integrale, sviluppata a partire da quanto sopra.

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