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Colorni merita una lapide degna di un eroe della resistenza

Pierluigi Roesler Franz è un giornalista romano da sempre impegnato negli istituti di categoria: ordine, Inogi, Fnsi. Ma Pierluigi Roesler Franz è anche un sincero democratico è da qualche tempo una situazione non la sopporta proprio più: lo stato pietoso - documentato fotograficamente - in cui versano le 3 lapidi in via Livorno a Roma dove 70 anni fa, il 30 maggio 1944, il giornalista milanese, patriota ed eroe della Resistenza, Eugenio Colorni fu ucciso dai militi fascisti della banda Koch. Colorni - va aggiunto - fu poi decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Ciò detto Franz non riesce proprio a capire perché non si faccia la cosa più semplice: la ricollocazione di una nuova ed unica lapide. aggiornata, completa e corretta. Proposta che rivolge innanziuttto ai rappresentanti della "sua" categoria. Non era forse Eugenio Colorni un giornalista? E così presa carta e penna ecco la lettera che Franz ha spedito al presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti
Enzo Iacopino, al Segretario della FNSI, Franco Siddi, al Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Gabriele Dossena e al Presidente dell'Associazione Stampa Lombarda, Giovanni Negri.

Questo il testo della lettera:

Cari colleghi,
vi accludo una serie di foto scattate dal consigliere nazionale dell'Ordine dei giornalisti Mario De Renzis (che ringrazio di cuore), che testimoniano lo stato pietoso in cui versano le 3 lapidi in via Livorno a Roma dove 70 anni fa, il 30 maggio 1944, il giornalista, patriota ed Eroe della Resistenza, Eugenio Colorni fu ucciso dai militi fascisti della banda Koch. Colorni fu poi decorato di medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Milanese di origine ebrea Eugenio Colorni, considerato uno dei massimi promotori del federalismo europeo assieme ad Altiero Spinelli ed Ermesto Rossi. Professore di lettere, filosofo (era studioso di Leibniz e Kant), scrittore e politico, si impegnò politicamente contro il regime fascista, prima avvicinandosi al gruppo di Giustizia e Libertà, poi al Partito Socialista.

Partecipò alla stesura del Manifesto di Ventotene, isola in cui viene confinato per oltre due anni dal gennaio 1939 perché antifascista. Durante la Seconda Guerra Mondiale collaborò con numerose testate: Il Convegno, La Cultura, Civiltà Moderna, Solaria e Rivista di Filosofia.
Alla fine del 1941 fu inviato al soggiorno obbligato a Melfi, ma fuggì il 6 maggio del 1943 e si rifugiò a Roma. Passato alla clandestinità si dedicò da latitante nella capitale all’organizzazione del Psiup. Partigiano combattente morì a 35 anni sotto la falsa identità di Franco Tanzi all'ospedale San Giovanni di Roma il 30 maggio 1944 dopo essere stato gravemente ferito pochi giorni prima in via Livorno 20 da una pattuglia di militi fascisti della banda Koch.

Fu decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria concessagli nel 1944 con la seguente motivazione: "Indomito assertore della libertà, confinato durante la dominazione fascista, evadeva audacemente dedicandosi quindi a rischiose attività cospirative. Durante la lotta antinazista, organizzato il centro militare del Partito Socialista Italiano, dirigeva animosamente partecipandovi, primo fra i primi, una intensa, continua e micidiale azione di guerriglia e di sabotaggio. Scoperto e circondato da nazisti li affrontò da solo, combattendo con estremo ardimento, finché travolto dal numero, cadde nell'impari gloriosa lotta. Roma, 28 maggio 1944".
Cliccare nel sito del Quirinale:
quirinale.it

Patriota ed Eroe della Resistenza, Colorni (per la sua foto cliccare su: http://www.infocenters.co.il/gfh/notebook_ext.asp?book=97828&lang=eng) fu così il quarto giornalista ad essere ucciso dai nazifascisti nella Seconda Guerra Mondiale dopo la fucilazione a Bologna di Ezio Cesarini (veneto di nascita di Montebello Vicentino, ma bolognese d'adozione, medaglia d'argento al valor militare alla memoria) il 27 gennaio 1944 e a Forte Bravetta a Roma dei colleghi di "Bandiera Rossa" il milanese Carlo Merli e il milanese d'adozione, ma nativo di Massa Carrara, Enzio Malatesta (medaglia d'oro al valor militare alla memoria) avvenuta il 2 febbraio 1944.

Va rimarcata positivamente una nobile iniziativa del Comune di Melfi, della Sezione ANPI e dell'Associazione "Francesco Saverio Nitti" che per celebrare degnamente la Festa della Liberazione dell'Italia dall'occupazione nazifascista hanno dedicato un mese fa la ricorrenza del 25 Aprile al ricordo della figura e dell'opera di Eugenio Colorni. Sarebbe, tuttavia, opportuno ricordare degnamente la memoria di Eugenio Colorni anche in via Livorno a Roma, luogo dove venne ferito a morte con una nuova lapide leggibile e priva di errori.

Oggi, infatti, vi è una lapide spaccata in due, un'altra semilleggibile perché scurita dal tempo e un'ultima, posta 10 anni fa dalla III Circoscrizione del Comune di Roma, persino erronea (vi è scritto che era stato impiegato nella lotta contro il fascismo, anziché che si era "impegnato" nella lotta contro il fascismo.
In precedenza altre 3 lapidi in suo ricordo erano state addirittura distrutte da atti vandalici prima del 1982!

Vi sarei quindi davvero molto grato se il CNOG, la FNSI, l'Ordine dei giornalisti della Lombardia e l'Associazione Lombarda dei Giornalisti, previo benestare della III Circoscrizione del Comune di Roma, provvedano al più presto a far sostituire le 3 lapidi con un'unica targa marmorea completa e corretta che renda finalmente giustizia a questo Eroe della nostra categoria e della Patria!

Augurandomi di trovarvi d'accordo su questa mia semplice proposta vi invio i miei più cordiali saluti.

Pierluigi Roesler Franz

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