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Bicicletta partigiana

L'ANPI provinciale di Pavia, insieme a: Ciclofficina Popolare Ciclopi, Salvaiciclisti, il Comune, la Provincia e Legambiente, organizza

BICICLETTA PARTIGIANA

Racconti della Resistenza

Sabato 13 aprile 2013 - ore 14,30

raduno in piazza Leonardo da Vinci

1ª fermata - Via Mentana: Lillo Francesco e compagni, Ten. Guardia di Finanza nato nel 1920 e deceduto nel 1945

2ª fermata - Piazza Italia: Lapide dei Caduti della Resistenza

3ª fermata - Via Tibaldi: Giovanni Cazzamali, operaio, milite brigata partigiana, nato nel 1921 e deceduto per mano dei tedeschi nel 1945

4ª fermata - Via Lovati: Luigi Maestri, membro del CIL, nato nel 1925 e deceduto nel 1944

5ª fermata - Piazza Ghinaglia: Ferruccio Ghinaglia, antimilitarista e studente, Segretario Federazione Comunista Pavese, Nato nel 1899 e deceduto per mano fascista nel 1921

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«A decorrere dal 26 aprile 1944 è fatto divieto assoluto di circolare con le biciclette anche portate a mano entro il perimetro della città.

Coloro i quali abitano entro il perimetro sopra descritto e, che per ragioni di lavoro, debbono spostarsi con la bicicletta dal luogo del divieto alla periferia e poi far ritorno al centro, dovranno essere muniti di uno speciale dichiarazione della ditta dove lavorano, vidimata dalla questura di Bologna, ma per tutto il perimetro e le strade di divieto dovranno portare la bicicletta a mano con le gomme delle ruote sgonfie, con la catena staccata dalla moltiplica e dal rocchetto».

Bandi come questi comparvero a breve in tutta Italia: il primo a Bologna e poi via via nelle principali città dove la bicicletta sembrava essere diventata uno strumento di resistenza.

Se durante il fascismo, dunque, la bicicletta era vista come un mezzo di resistenza civile, ai giorni nostri possiamo ben dire che l’uso della medesima diventa una affermazione di rifiuto radicale ad un certo tipo di società "civile".

Pedalando vogliamo rendere omaggio alla bicicletta e alle staffette partigiane che con questo mezzo di trasporto hanno dato un contributo fondamentale alla Resistenza

Pedalando rifiutiamo di partecipare alla degradazione della società che a causa della sua insaziabile fame di energia condanna alla schiavitù i suoi membri.

Pedalando rifiutiamo di pagare gli altissimi costi di un sistema pubblico costruito attorno all’auto privata, rifiutiamo il marketing delle multinazionali, che di certo non pensano ad una informazione corretta nè tanto meno alla salvaguardia dell’ambiente e del pianeta.

Pedalando rifiutiamo in maniera autonoma e personale di essere partecipi della distruzione delle città

Pedalando gridiamo il nostro volere una mobilità a misura di donna, bambino, uomo per una società migliore.

Ecco il significato di iniziare un percorso che va verso il 25 aprile, anniversario della Liberazione, pensando a chi ci ha donato la liberta spesso perdendo la propria.

Ecco perché rendere omaggio ad alcune lapidi di antifascisti in questa nostra città. Quanto al mezzo che abbiamo scelto per spostarci dall’una all’altra lapide, la bicicletta, ci è parso quello migliore per riaffermare la volontà di una mobilità nuova e sostenibile: la bicicletta è un mezzo veloce per spostarsi, un mezzo per socializzare ma anche per resistere contro i principi di una società dove la velocità degli spostamenti prevale sul benessere e sul risparmio.