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Luchino Visconti

Nato a Milano il 2 novembre 1906, deceduto a Roma il 17 marzo 1976, regista cinematografico e teatrale.

Di prestigiosa famiglia aristocratica (suo padre è il duca Giuseppe Visconti di Modrone, mecenate e uomo di cultura; la madre, Carla Erba, proviene dalla facoltosa famiglia di industriali farmaceutici), Luchino è studente indocile e distratto. Appena adolescente s'appassiona all'allevamento di cavalli e alle cose teatrali e musicali. Nel '36 è a Parigi, nel pieno dei giorni del Fronte Popolare. Conosce Jean Renoir e diventa il suo aiuto per il film La scampagnata. Tornato in Italia, tra il '43 e il '44 realizza il suo primo film: Ossessione. Si aggrega alle formazioni di patrioti operanti a Roma e, nel 1944, è arrestato dalla famigerata banda Koch (tre anni prima di morire ricorderà: "Sin dalla Resistenza, io ho cominciato a legarmi con amici comunisti. Sin da allora sono stato comunista. Le mie idee al riguardo non sono mai cambiate"). Fortunosamente scampato alla tortura, Luchino Visconti riprende le fila della sua azione creativa. E si incalzeranno via via le sue realizzazioni teatrali, musicali e, in ispecie, cinematografiche: da La terra trema a Rocco e i suoi fratelli, dal Gattopardo alla Caduta degli dei, da Morte a Venezia a Ludwig. Tra i riconoscimenti molteplici al cinema di Visconti da ricordare, soprattutto, il Leone d'argento a Venezia '57 per Le notti bianche, il Premio Fipresci nel '60 per Rocco e i suoi fratelli, il Leone d'oro a Venezia '65 per Vaghe stelle dell'Orsa. A Cannes 1963 Il Gattopardo vince la Palma d'oro e, sempre sulla Costa Azzurra, Morte a Venezia riscuote il Premio per il 25°. Quanto all'Oscar, Visconti fu preso soltanto in considerazione, distrattamente, nel 1970, per il film La caduta degli dei.

(s.b.)