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Ultimi giorni di Mussolini

Mentre l'esercito tedesco arretra lungo la penisola italiana, Mussolini comincia a pianificare una possibile via di fuga e di salvezza personale.

Nel marzo 1945 compie un tentativo di negoziare una resa vantaggiosa con gli anglo-americani, che però continuano a esigere la resa incondizionata.

Il Duce comincia così a organizzare la propria fuga. Contro il parere tedesco trasferisce il governo a Milano, dove giunge il 18 aprile del '45.

Lo sfondamento della linea Gotica porta Mussolini a tentare un accordo con il CLNAI. L'incontro avviene il 25 aprile ma non porta a nulla.

Mussolini decide così di fuggire in Svizzera o in Germania. Claretta Petacci parte con lui. A Menaggio, in provincia di Como, Mussolini e Petacci si aggregano a una colonna di soldati tedeschi in ritirata verso Nord.

A Musso, la colonna viene bloccata dai partigiani della 52° Brigata Garibaldi. I tedeschi ottengono il permesso di proseguire in cambio della consegna di tutti i fascisti presenti nella colonna. A quel punto Mussolini indossa un cappotto e un elmetto tedeschi. Dopo pochi chilometri, a Dongo, la colonna viene fermata di nuovo e Mussolini viene riconosciuto e arrestato insieme a Claretta Petacci. È il 27 aprile.

Il giorno successivo i partigiani li consegnano all'inviato del CLNAI, il colonnello Valerio (Walter Audisio), che dichiarerà successivamente di averli giustiziati personalmente eseguendo la sentenza capitale decretata dal CVL.

Sempre il 28 aprile, a Dongo, vengono fucilati altri fascisti al seguito dell'ex duce. Tra loro, Alessandro Pavolini, segretario del partito fascista repubblicano.

I corpi di Mussolini e Petacci, e degli altri gerarchi vengono poi trasportati a Milano ed esposti, appesi a testa in giù, a piazzale Loreto dove, nell'agosto '44, erano stati esposti i corpi di 15 detenuti politici fucilati dai fascisti su ordine dei tedeschi (Strage di Piazzale Loreto, 10.8.1944 - Atlante delle stragi naziste e fasciste).

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