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Zone libere e repubbliche partigiane

Nella primavera-estate del 1944 la guerra partigiana vive un momento particolarmente positivo: le bande aumentano i propri effettivi riuscendo a dare vita a formazioni più consistenti e meglio strutturate; i nazifascisti, in forte difficoltà sul fronte meridionale – la linea Gustav cede a maggio, nello stesso mese gli angloamericani sfondano sul fronte tirrenico e il 4 giugno entrano a Roma – sono costretti a rinforzare la linea Gotica. Tutto ciò si traduce in una «evidente delegittimazione della Repubblica sociale, che conserva l'esercizio formale delle proprie funzioni solo là dove la presenza militare tedesca ne garantisce l'autorità» (G. Oliva, Zone libere, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Torino, Einaudi, 2006, p. 497). Dove non ci sono i tedeschi, quindi, i fascisti perdono il controllo del territorio a favore delle forze partigiane. Così, in ampie aree dell'Italia centro-settentrionale, le cosiddette “zone libere”, «si realizzano forme originali di autogoverno», gestite dai combattenti in rappresentanza del CLN. Tre sono, secondo Oliva, i modelli prevalenti di queste esperienze di autogoverno: «la diretta assunzione dei compiti politici e amministrativi da parte dei comandi partigiani; la scelta dei membri del Cln e delle giunte a opera dei commissari politici; la preparazione e la convocazione di assemblee elettorali come uniche sedi di legittimazione dei nuovi poteri» (ibidem).

Le zone libere e le repubbliche si insediano in Piemonte (Langhe e Alto Monferrato, Ossola, Lanzo, Mombercelli), Liguria (Torriglia), Lombardia (Saviore, Varzi), Emilia Romagna (Bardi, Bobbio, Montefiorino), Friuli Venezia Giulia (Carnia e Friuli orientale, Nimis) e Umbria (Cascia).

La concretizzazione più interessante di queste esperienze è quella delle repubbliche partigiane delle Langhe e dell'Alto Monferrato, della Carnia e dell'Ossola, dove si attua «la trasformazione del controllo militare in controllo politico» (ibidem), ma anche quella della repubblica di Montefiorino. Le repubbliche saranno sconfitte dai nazifascisti, ma l'eredità della loro esperienza verrà recuperata dall'Italia democratica del dopoguerra.