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Carta di Verona

Uno dei primi atti ufficiali della neonata Repubblica Sociale è il processo di Verona contro alcuni dei cosiddetti “traditori del 25 luglio”, cioè coloro che avevano votato a favore dell'ordine del giorno presentato da Dino Grandi, che aveva prodotto la destituzione di Mussolini. Gli imputati presenti al processo, ampiamente caldeggiato dai tedeschi, sono solo sei (Tullio Cianetti, Galeazzo Ciano, Emilio De Bono, Luciano Gottardi, Giovanni Marinelli e Carlo Pareschi), mentre gli altri 13 frondisti vengono giudicati in contumacia.

Le udienze, iniziate l'8 gennaio 1944, durano appena due giorni, e si svolgono in un clima di forte tensione, all'interno e all'esterno dell'aula di Castelvecchio. Il collegio giudicante è composto da uomini di provata fede fascista. Imputato principale è Galeazzo Ciano, genero del Duce, e quindi considerato dagli uomini di Salò doppiamente traditore.

Tutti gli imputati, ad eccezione di Cianetti che aveva ritrattato la sua approvazione all'ordine del giorno Grandi, sono condannati a morte. Le domande di grazia vengono respinte. L'esecuzione ha luogo la mattina dell'11 gennaio nel poligono di Forte San Procolo, sempre a Verona.