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La divisione Bergamo: Spalato (Croazia)

La divisione Bergamo, comandata dal generale Emilio Becuzzi, dopo l'8 settembre permette l'ingresso delle forze partigiane jugoslave nella città di Spalato. La città, sottoposta a duri bombardamenti, viene difesa per giorni – nonostante il comportamento contraddittorio di Becuzzi, che in un primo momento rifiuta di incontrare i comandi partigiani ma tratta con cetnici e tedeschi (E. Aga Rossi, M.T. Giusti, Una guerra a parte. I militari italiani nei Balcani, Bologna, Il Mulino, 2011, p. 141 ss.) – dagli attacchi della divisione SS Prinz Eugen. Date le incertezze di Becuzzi – non condivise, pare, dai generali Cigala Fulgosi e Pelligra, che vorrebbero combattere contro i tedeschi – i militari italiani finiscono con l'essere disarmati dai partigiani (G. Schreiber, I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich, 1943-1945, Roma, Ufficio storico Sme, 1992, p. 264). Alcuni entrano nelle file della Resistenza e riescono a sottrarsi all'imminente cattura da parte dei tedeschi. Danno vita a nuclei partigiani e alla Compagnia italiana che, insieme ai combattenti locali, affronta i tedeschi nella battaglia di Clissa (9-27 settembre 1943). Inoltre, circa 150 carabinieri di stanza a Spalato, su iniziativa dei loro ufficiali, si uniscono ai partigiani pochi giorni dopo l'armistizio e costituiscono un reparto subito impiegato contro i tedeschi. A tale reparto affluiscono man mano altri soldati, che combattono alle dipendenze della I brigata proletaria con il nome di battaglione Garibaldi, che parteciperà, nell'ottobre 1944, alla battaglia di Belgrado. (E. Aga Rossi, M.T. Giusti, Una guerra a parte, cit., pp. 148 e 159 ss).

In alcune aree costiere (Brač, Hvar, Lissa. Traù) i reparti italiani riescono, grazie soprattutto all'intraprendenza dei comandanti locali, che stringono accordi con le forze partigiane (cessione delle armi in cambio dei mezzi nautici), a imbarcarsi per l'Italia (E. Aga Rossi, M.T. Giusti, Una guerra a parte, cit., p. 150). Intanto, i bombardamenti tedeschi provocano centinaia di vittime negli accampamenti dei militari italiani di Spalato. Anche da qui avvengono delle partenze per l'Italia (alcuni convogli, attaccati dai tedeschi, non vi arriveranno), e il primo a imbarcarsi è proprio Becuzzi, dopo aver firmato l'atto, tardivo e ormai inutile, della resa italiana ai partigiani. I suoi soldati sono così abbandonati nelle mani dei tedeschi, che stanno per entrare in città. Altri generali – ancora Cigala Fulgosi e Pelligra – rifiutano di partire.

I partigiani lasciano Spalato, ormai accerchiata, il 25 settembre, scontrandosi con i tedeschi alla periferia della città (E. Aga Rossi, M.T. Giusti, Una guerra a parte, cit., p. 155). Il 27 la Prinz Eugen occupa Spalato e avvia la rappresaglia. Il 30 settembre 1943, nella vicina località di Signo, sono fucilati i tre generali Alfonso Cigala Fulgosi, Salvatore Pelligra e Angelo Policardi. Il giorno dopo, un tribunale speciale condanna a morte 47 ufficiali della divisione Bergamo, fucilati a Trilj (“massacro di Treglia”). Il resto dei reparti finisce in prigionia.

Come già detto per il battaglione Garibaldi, ci sono militari che riescono a sottrarsi alla cattura e a entrare nella Resistenza. Altri ufficiali e militari della Bergamo danno vita, nell'ottobre 1943, al battaglione Matteotti, composto da italiani e inquadrato nella III brigata proletaria. Anche questo battaglione si ingrandisce raccogliendo sbandati provenienti da unità italiane diverse. La sua sarà una lotta di Liberazione condotta in condizioni di estrema difficoltà – scarso equipaggiamento, malattie, requisizioni da parte dei partigiani – ma fino alla liberazione dei territori. Nell'ottobre 1944 Garibaldi e Matteotti vengono uniti nella brigata Italia, meglio armata e organizzata e trasformata in divisione all'atto del rimpatrio (luglio 1945). (E. Aga Rossi, M.T. Giusti, Una guerra a parte, cit., p. 162 ss.).

Un articolo sui battaglioni Garibaldi e Matteotti è stato pubblicato sul numero 10 del 2002 di “Patria indipendente”, disponibile qui http://anpi.it/media/uploads/patria/2002/10/37_Clementi.pdf

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