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La Linea Gotica

Dopo l'occupazione alleata di Roma e il ritiro verso nord, il comando supremo tedesco decide di rinforzare quella che, già dall'autunno 1943, è ritenuta l'estrema linea di difesa sul fronte europeo meridionale: l'area che va dalle Alpi Apuane all'Appennino tosco-emiliano e a quello emiliano-romagnolo. Fortificata con bunker, campi minati, reticolati e trincee, postazioni per mitragliatrici e anticarro, questa barriera naturale viene a costituire la linea Gotica. L'avamposto, lungo più di 300 km – la Gotica copre lo spazio terrestre tra Apuania (attuali Massa e Carrara) e Pesaro – subisce, dall'estate del 1944, numerosi attacchi da parte degli Alleati e delle formazioni partigiane. La tenuta della Gotica è dovuta, in realtà, più alle difficoltà riscontrate dagli anglo-americani lungo la strada verso il settentrione – in particolare in Toscana e nella parte più meridionale della pianura padana – che alla forza della linea difensiva tedesca, carente da vari punti di vista (difficili collegamenti Tirreno-Adriatico, scarsa viabilità etc.).

Dopo la liberazione delle città di Firenze (agosto 1944, liberata dalle forze partigiane), Pesaro (agosto-settembre 1944, liberata dal 2° corpo polacco e dalla Brigata Maiella), Rimini (settembre 1944, su azione congiunta dei reparti greci, canadesi e neozelandesi), Forlì (novembre 1944, liberata da partigiani e britannici) e Ravenna (dicembre 1944, per merito di Alleati e partigiani di Arrigo Boldrini), e quindi lo sconfinamento in Emilia e in Romagna, le forze alleate e partigiane sono costrette a fermarsi a pochi chilometri da Bologna e lungo il corso del fiume Senio. Sulla Gotica intervengono, dato il logoramento delle truppe tedesche, i reparti della RSI, considerati dai loro camerati nazisti «forze ampiamente sacrificabili al momento dell'offensiva finale» (A. Rossi, Linea Gotica, in Dizionario della Resistenza, a cura di E. Collotti-R.Sandri-F. Sessi, Torino, Einaudi, 2006, p. 565).

L'inverno 1944-1945 è il periodo più difficile per le forze partigiane, in particolare sulla Gotica, in quanto la stasi delle truppe alleate corrisponde all'invito – che ha la forza di un ordine, perché equivale alla sospensione dei rifornimenti e di ogni tipo di aiuto – a ritirarsi su posizioni difensive in attesa della primavera (proclama Alexander, 13 novembre 1944).

Al di là di alcune operazioni minori avvenute in febbraio e marzo, l'offensiva alleata riprende nei primi giorni dell'aprile 1945, quando l'VIII armata britannica sfonda il fronte sul Senio, riuscendo a entrare a Bologna il 21 aprile, insieme al 2° corpo polacco, ai Gruppi di combattimento italiani e alla Brigata Maiella. Nonostante la strenua e disperata resistenza dei reparti tedeschi, lo sfondamento della linea Gotica equivale, nel volgere di qualche giorno, alla liberazione del Nord Italia, dove nel frattempo è scoppiata l'insurrezione generale proclamata dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia.

La presenza della linea Gotica, e di truppe naziste e fasciste imbarbarite dal conflitto e dalla prospettiva di una sconfitta sempre più certa, rappresenta, come già la Gustav per le popolazioni meridionali, lo scatenamento di una feroce guerra ai civili: i principali eccidi dei quali sono vittime gli abitanti del territorio – a Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema e in tantissimi altri luoghi – avvengono proprio a ridosso della linea di fortificazione.