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La Linea Gustav

Nota per essere la principale linea difensiva tedesca sul fronte dell'Italia meridionale, la linea Gustav (o Winter Line) corrisponde, in realtà, a una modificazione della precedente linea Bernhardt. Si estende dalla foce del fiume Garigliano, da sempre confine naturale tra sud e centro Italia sul versante tirrenico, alla città di Ortona, sull'Adriatico, a circa 25 km a sud di Pescara. Il suo fulcro strategico è rappresentato da Cassino e dalla sua abbazia.

Da Montecassino, infatti, si domina una delle arterie principali della viabilità dell'area centro-meridionale della penisola, la via Casilina. La linea viene fortificata dai tedeschi con bunker, campi minati e ostacoli di varia natura, soprattutto nella stretta di Cassino. Vi sono, inoltre, numerosi impedimenti naturali: la catena montuosa degli Aurunci, i vari fiumi che, nel precoce e rigido inverno del 1943-44, si ingrossano, divenendo quasi invalicabili per i mezzi alleati. Il versante adriatico «presenta[…] caratteristiche diverse ma ugualmente favorevoli ai tedeschi: un terreno collinoso solcato da una serie di fiumi in piena, che l'VIII armata [britannica] [deve] espugnare uno alla volta con fatica e perdite, per poi trovarsene dinanzi un altro» (G. Rochat, La campagna d'Italia 1943-45, in Dizionario della Resistenza, a cura di E. Collotti-R.Sandri-F. Sessi, Torino, Einaudi, 2006, p. 580). Il fiume Sangro è raggiunto nel novembre 1943 e la città di Ortona alla fine del dicembre successivo, dopo intensissimi combattimenti. Questo piccolo centro, bombardato per mesi dagli Alleati, quasi completamente evacuato dalla popolazione, sfollata altrove, e praticamente raso al suolo, sarà definito la “Stalingrado d'Italia” per i combattimenti che vi si svolsero, casa per casa.

Sul fronte tirrenico, la Gustav cade solo nel maggio 1944. In quello stesso periodo i reparti alleati, sbarcati ad Anzio nel gennaio precedente, riescono finalmente a passare all'offensiva. Tra lo sfondamento della Gustav e la liberazione di Roma (4.6.1944) passano meno di venti giorni.

Le popolazioni, strette tra i due fuochi, subiscono le conseguenze della guerra in casa: razzie, distruzioni, rastrellamenti, stragi ed eccidi sono i principali tipi di violenze delle quali si rendono responsabili i tedeschi; bombardamenti, cannoneggiamenti, devastazioni (comprese quelle del patrimonio culturale e artistico), saccheggi e brutalità di vario genere (ad esempio gli stupri di massa, noti come “marocchinate”, ai quali vengono sottoposte le popolazioni ciociare dopo lo sfondamento della Gustav, da parte perlopiù dei reparti del Corpo di Spedizione Francese in Italia) sono invece le “colpe” dei liberatori alleati.